Gangs of Galicia – Prima stagione (2024). Una serie crime spagnola che non convince

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Trailer di Gangs of Galicia

Informazioni sul film e dove vederlo in streaming

Dal noto sceneggiatore spagnolo Jorge Guerricaechevarría, capace di dar vita a storie come “Il giorno della bestia” di Álex de la Iglesia (1995), “Carne trémula” di Pedro Almodóvar (1997), “Cella 211” di Daniel Monzón (2009) e “Sorella Morte” di Paco Plaza (2023), prende vita la serie Netflix “Gangs of Galicia”. Guerricaechevarría ricopre il ruolo di produttore, ma soprattutto di showrunner e sceneggiatore di tutti i sette episodi che compongono questa stagione di genere crime a tinte vendicative, distribuita su Netflix dal 21 giugno 2024. La serie vede come protagonisti Clara Lago, nota per “La verità nascosta” (2011), “Orbita 9” (2017) e “L’uomo sul treno – The Commuter” (2018), e Tamar Novas, conosciuto al pubblico per “Gli abbracci spezzati” (2009) e “Il caos dopo di te” (2020).

Trama di Gangs of Galicia

Ana è una rinomata e abile avvocatessa a Madrid con un promettente futuro davanti a sé. Tutto però cambia quando suo padre, un uomo apprezzato nella propria comunità, viene brutalmente ucciso in un omicidio dal sapore mafioso: un sicario gli ha sparato dritto in testa mentre si trovava sulla sua barca. Nei giorni seguenti al funerale e durante la lettura del testamento, Ana e sua madre scoprono nuove verità su colui che conoscevano come un buon padre e marito. Vengono a sapere che l’uomo era in realtà un malavitoso, ex membro di un’organizzazione mafiosa a Galizia, precisamente a Cambados, da cui era fuggito dopo aver tradito Padin, il boss locale. Aveva fatto da testimone di giustizia, rubando il bottino economico necessario per rifarsi una vita e una nuova identità lontano da Cambados.

L’avvocatessa Ana, scossa nel profondo da queste rivelazioni scioccanti, decide di abbandonare la sua vita a Madrid e trasferirsi a Cambados. Vuole comprendere chi fosse effettivamente suo padre e come siano andate veramente le cose, desiderando vendicarsi contro gli aguzzini che le hanno portato via il padre. Ora straniera in un piccolo paesino di pescatori dove tutti sembrano conoscersi, Ana viene subito notata dal giovane Daniel Padin, figlio di un importante trafficante di droga che gestisce l’azienda mafiosa di famiglia nell’attesa che suo padre venga liberato dalla prigione. Nei mesi successivi, Ana, che nel frattempo ha aperto uno studio legale a Cambados, si avvicina sempre di più al giovane Padin, diventando sua complice. Lo aiuta a fregare la legge sfruttando le proprie competenze, ma intende tradirlo per scoprire la verità su chi abbia ucciso suo padre, conosciuto da Daniel come il Signor Silvia.

Gangs of Galicia - Clara Lago as Ana, Tamar Novas as Daniel in episode 03 of CLANES. Cr. JAIME OLMEDONETFLIX © 2023
Gangs of Galicia – Clara Lago as Ana, Tamar Novas as Daniel in episode 03 of CLANES. Cr. JAIME OLMEDONETFLIX © 2023

Recensione di Gangs of Galicia

Il punto di partenza della narrazione non è affatto male, anzi, risulta abbastanza interessante seppur non così originale a livello drammaturgico. Ciò che non convince sono le modalità con cui la serie affronta la storia e le tematiche. Jorge Guerricaechevarría crea un mondo narrativo indubbiamente attraente, con personaggi affascinanti e pieni di spessore, inseriti in un paesino sul mare che vive nel terrore dei malavitosi, i quali fanno il bello e il cattivo tempo, governandolo e gestendolo al posto della legge. Peccato che Guerricaechevarría non riesca a dare spessore a questa storia a livello sceneggiativo, privandola di ogni sfumatura tridimensionale e immettendo il racconto in una dimensione didascalica intrisa di enorme superficialità, rendendo l’opera piuttosto scontata e vacua. Ogni elemento stimolante e intrigante a livello drammaturgico diviene ordinario e privo di originalità nel suo sviluppo, seguendo un percorso che lo spettatore intuiva fin dall’inizio della serie, dimostrando come la serie sia incapace di sorprendere il proprio pubblico, mostrandogli ciò che non si aspettava.

La sceneggiatura è indubbiamente il tassello mancante di questa serie, ma, a onor del vero, anche il montaggio e la regia non sono da meno. La regia risulta scialba, priva di qualsiasi tipo di autorialità e incentrata solo sul racconto didascalico degli eventi, risultando ampiamente scolastica. Il montaggio è a tratti eccessivamente caotico, passando continuamente da una scena all’altra con alternanze e proposizioni di scene che, soprattutto nel primo episodio, sembrano non essere connesse né a livello temporale né narrativo, facendo storcere il naso allo spettatore, che non riesce a comprendere bene lo sviluppo temporale degli eventi, chiedendosi: quanto tempo è trascorso? Un giorno, un mese, due mesi? Insomma, a livello tecnico e drammaturgico, la serie non appare un granché, dimostrando come il prodotto seriale spagnolo non sia così riuscito e, soprattutto, meritevole di una seconda stagione. Onestamente, eviterei di realizzarla, visto il finale di questo show e la fattura della sceneggiatura.

Nonostante ciò, la serie possiede alcuni elementi interessanti, soprattutto connessi alla vicenda di Marco e Maria, che introducono una tematica piuttosto accattivante: la difficoltà di fuggire dal mondo mafioso e la difficoltà di denunciare quel mondo criminale. La serie si concentra in maniera preponderante sulla difficoltà della polizia di trovare qualcuno disposto a parlare, confessare e fare da infiltrato per aiutarli a dire la verità. Questo a causa dell’agire dei malavitosi che terrorizzano e minacciano con forza i cittadini del paesino, facendo loro comprendere che mettersi contro i Padin significa mettere a rischio la propria vita e quella dei propri cari. Quando Maria intende recarsi dalla polizia per confessare, gli scagnozzi dei Padin minacciano sua nonna, impedendo così alla giovane di dire la verità e porre fine a quel regno di terrore mafioso. Maria e Marco, ma anche Daniel, ci parlano della difficoltà di fuggire da quella vita di illegalità, dimostrando che se uno nasce in quel luogo e in quel mondo criminale, risulta molto complicato riuscire a ottenere una vita nella legalità e al di fuori delle regole criminali.

Accanto alla storia dei Padin e alla vendetta di Ana, troviamo anche la vicenda di Maria e Marco, ma non solo: un ruolo di rilievo è rivestito anche dall’agente di polizia, il cui sviluppo avviene sia nella sfera lavorativa che in quella domestica. Sebbene la scrittura di questo agente di polizia non sia ottimale, il modo in cui vengono descritte le forze dell’ordine risulta affascinante. Viene mostrato come la polizia, per combattere l’illegalità e coloro che truffano lo Stato, sia costretta ad adottare lo stesso linguaggio dei criminali, sporcandosi le mani e giocando con codici disonorevoli, inventando prove quando necessario.

Peccato, però, che queste tematiche, seppur interessanti, non vengano sviluppate in modo chiaro. L’evoluzione dei personaggi è eccessivamente rapida, con una scrittura che non riesce a creare colpi di scena ed elementi di tensione narrativa, neppure nelle scene drammatiche e sanguinolente.

Una storia di vendetta

Il tema preponderante della serie è la vendetta, introdotta fin dal suo incipit, quando un uomo viene ucciso anni dopo a causa di una vecchia ritorsione da parte della famiglia Padin. In “Gangs of Galicia”, il personaggio assetato di vendetta è Ana, che si trasferisce in quel paese straniero per ottenere giustizia per il padre ucciso. La ragazza, soprattutto nelle prime puntate, sembra avere un piano per avvicinarsi a Daniel Padin, stringendo con lui un rapporto di amicizia e fiducia. Tuttavia, questo rapporto ben presto perde le connotazioni di vendetta a favore di una prevedibile storia sentimentale, che intuiamo fin dal primo incontro tra Ana e Daniel.

Dal momento dell’incontro con Daniel, il personaggio di Ana perde ogni centratura narrativa, diventando confuso e privo di focus. Questo è dovuto anche a un’interpretazione poco convincente di Clara Lago, che non riesce, sia per demerito suo che della sceneggiatura, a far emergere tutte le sfaccettature del suo personaggio. Alla fine, noi spettatori non comprendiamo bene cosa Ana voglia effettivamente. Vuole vendetta? Oppure intende entrare a far parte del mondo dell’illegalità? Che cosa intende fare realmente per ottenere la sua vendetta? Qual è il suo piano effettivo? Domande che non trovano risposta neppure nel finale, dove la sua sete di vendetta sembra svanire nel nulla, con Ana che non si fida né della polizia né di Daniel. Così, il personaggio appare ai nostri occhi confuso e incerto sul da farsi. In sintesi, la storia non riesce a presentarsi come una vera e propria storia di vendetta, come invece la serie vorrebbe essere.

Gangs of Galicia - MARTA COSTA as MARíA, NUNO GALLEGO as MARCO in episode 04 of CLANES. Cr. JAIME OLMEDONETFLIX © 2023
Gangs of Galicia – MARTA COSTA as MARíA, NUNO GALLEGO as MARCO in episode 04 of CLANES. Cr. JAIME OLMEDONETFLIX © 2023

In conclusione

La serie pecca nella realizzazione, con una sceneggiatura che diventa scontata e personaggi che non riescono a evolversi in modo convincente. L’esecuzione tecnica, inclusa la regia e il montaggio, non supporta adeguatamente il potenziale drammatico della storia, risultando in una narrazione che non riesce a colpire emotivamente il pubblico. Nonostante alcuni elementi interessanti, “Gangs of Galicia” non riesce a mantenere un livello di qualità costante, rendendo discutibile la necessità di una seconda stagione.

Note positive

  • /

Note negative

  • Sceneggiatura Scontata e Poco Originale: Nonostante il potenziale iniziale, la serie cade nel cliché e diventa prevedibile nel suo sviluppo. Manca l’originalità necessaria per distinguersi e sorprendere il pubblico.
  • Debolezza nel Caratterizzare i Personaggi: I personaggi, compresi Ana e Daniel, non sono pienamente sviluppati e alcuni sviluppi narrativi risultano poco convincenti. Questo impedisce al pubblico di connettersi emotivamente con le loro storie e motivazioni.
  • Esecuzione Tecnica Carente: La regia manca di autorialità e il montaggio risulta a tratti confusionario, compromettendo la chiarezza temporale e la fluidità narrativa. Questi aspetti tecnici influenzano negativamente l’esperienza complessiva dello spettatore.
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Stefano Del Giudice
Stefano Del Giudice

Laureatosi alla triennale di Scienze umanistiche per la comunicazione e formatosi presso un accademia di Filmmaker a Roma, nel 2014 ha fondato la community di cinema L'occhio del cineasta per poter discutere in uno spazio fertile come il web sull'arte che ha sempre amato: la settima arte.

Articoli: 907

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