Voces (2020): Quando si ha la sensazione di una nuova saga paranormale

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Voces

Titolo originale: Voces

Anno: 2020

Paese: Spagna

Genere: Horror

Produzione: Estudio v, Radio Televisión Española, La Nube Studio,Kowalski Films, Feelgood

Distribuzione: Netflix

Durata: 1h 37min 

Regia: Ángel Gómez Hernández

Sceneggiatura: Santiago Díaz

Fotografia: Pablo Rosso

Montaggio: Victoria Lammers, Victoria Martín, Miguel Serón, Mario Sierra

Musiche: Jesús Díaz

Attori: Rodolfo Sancho, Ana Fernández, Ramón Barea, Belén Fabra, Lucas Blas, Nerea Barros

Trailer spagnolo di Voces

Trama di Voces

Una famiglia con un bambino di nove anni di nome Eric vivono una vita piena di trasferimenti di residenza, dovuta al lavoro dei due che si occupano di acquisire case in rovina, viverci dentro il tempo necessario per aggiustarle e poi rivenderle e acquisirne un’altra conveniente a loro. Dopo vari affari di successo i tre giungono in una nuova abitazione, un ampia villa in rovina con piscina in una provincia spagnola nel bel mezzo del niente, benché non sia troppo distante dalla cittadina.

Dopo del breve tempo il piccolo Eric incomincia a sentire delle voci sia attraverso dei congegni elettrici come dei Walkie-talkie ma anche normalmente. I genitori del piccolo e la sua psicologa, che muore in un incidente stradale, ritengono che il bambino abbia una forte immaginazione e che le voci siano dovute dal troppo stress, causato dai molti cambi di residenza.

Eric, all’interno di un’abitazione infestata da nidi di mosche che fuoriescono dai condotti e dai buchi del muro, sentirà sempre di più delle voci e dei rumori. Dal Walkie – Talkie sente la voce di suo padre che asserisce che lo odia, ma il padre Daniel (Rodolfo Sancho) afferma che lui non sia a dire queste affermazioni.

La situazione precipita sempre di più e Daniel dovrà affrontare gli spiriti che lo hanno distrutto per sempre. Per risolvere il caso l’uomo contatterà un esperto di presenze paranormali e di psicofonia come German (Ramón Barea ) e sua figlia Ruth (Ana Fernández)

German (Ramón Barea ) e Ruth (Ana Fernández) in Voces
German (Ramón Barea ) e Ruth (Ana Fernández) in Voces

Recensione di Voces

Eric: Mi sveglio sempre. Le voci.

Psicologa: E’ cosa ti chiedono queste voci?

Eric: A volte mi chiedono di disegnare.

Psicologa: Eric, le senti adesso?

Erick: Si

Psicologa: E che ti stanno dicendo?

Erick: Non posso dirtelo

Voces

Primo lungometraggio del cineasta spagnolo Ángel Gómez Hernández, dopo il cortometraggio horror Behind, realizza un film prettamente di genere per casa Netflix come quello delle case stregate e impossessate, dove il male ha preso piede e va a distruggere tutto ciò che incontra lungo il suo percorso, senza però inondare la storia di quell’originalità che potenzialmente è presente all’interno della storia che ha la maggior pecca, e probabilmente unica, nel non saper sviluppare ottimamente il materiale a disposizione che possedeva in sé degli ottimi elementi di genere paranormale e horror. L’unica originalità del genere è indubbiamente l’uso prevalente di scene giornaliere evitando quasi del tutto di svolgere e di mostrare scene notturne, che potenzialmente potevano aumentare il pathos horror del film.

La sensazione che si ha alla fine della visione è che questa pellicola voglia porre il suo potenziale non tanto su questa storia narrata in Voces ma che sia il regista e lo sceneggiatore abbiano creato questo prodotto filmico con la speranza, evidente nel post – crediti finali, di andare a realizzare una saga cinematografica incentrata sul misterioso Germán, un uomo tra i 60-70 anni che ha perduto la moglie in gioventù in circostanza altamente misteriose e che da quel momento ha iniziato a scrivere di psicofonia e ricercare casi riguardanti entità paranormali. Con lui è presente la figlia, una donna che vuole sapere dal padre cosa sia accaduto realmente alla madre, e che non crede assolutamente nell’esistenza di spiriti. Voces non risponde a nessuna domanda riguardante Germán e il suo passato drammatico ma sembra volere presentare al pubblico questi due personaggi che divengono alla fin fine i veri protagonisti della storia, surclassando Daniel, di cui comprenderemo il dolore e poco altro rimanendo un carattere narrativo bidimensionale e di cui sappiamo veramente poco.

Voces dunque appare come una storia d’inizio che introduce una nuova coppia cinematografica che affrontano il mondo diabolico e paranormale e che forse vedremo prossimamente affrontare una donna impossessata da un entità maligna.

Scena del film Voces
Scena del film Voces

Inquietudine e suspense

La forza primaria di questa pellicola risiede in due elementi tecnici che fanno forza alla visione rendendola altamente godibile al pubblico e causando anche qualche attimo di paura riguardo al destino dei personaggi. Uno degli elementi di miglior fattura è la musica di Jesús Díaz, con una melodia elettronica e metallica in grado di donare quel climax horror e malinconico tendente al dramma che la storia ha bisogno per incutere quel senso d’irrequietezza interiore. Il suono e gli strumenti musicali riescono a risuonare martellanti all’interno dello stomaco dello spettatore trascinando fin dall’incipit narrativo la nostra mente all’interno della visione.

Se le prove attoriali risultano buone ma niente di eclatante ecco che l’arma in più della storia è la regia capace di Ángel Gómez Hernández che sopperisce alle numerose e gravi lacune narrative riguardanti il secondo atto e il terzo atto riguardo alla sceneggiatura, che non sviluppa né spiega realmente l’identità delle entità paranormali né crea una sorta d’investigazione dei personaggi che sembrano non ricercare realmente la verità ma piuttosto rimangono impassivi e incapaci di migliorare (almeno fino al finale) la situazione. Un esempio evidente dei problemi di scrittura sono presenti nella madre di Eric, un personaggio appena abbozzato e che non serve a niente all’interno della storia, altro esempio è riscontrabile nella figura delle mosche che se riescono e incutere una sorta di malessere nello spettatore quando le vede entrare e uscire dagli orecchi degli individui ecco che il motivo di questo elemento narrativo e della sua potenza rimane sconosciuto allo spettatore, mostrando nettamente come, escluso il primo atto, il resto di Voces sia scritto veramente male, anche a causa di un problema interno al film: l’assenza di una tematica interna che possa dare spessore al lungometraggio.

La regia invece è interessante fin dalla prima sequenza visiva andando a riprendere dall’alto verso il basso una piscina sporca, con macchina da presa che gira a 360 gradi sull’elemento visivo, dove un uomo va a ripescare una palla rossa. Questa scena risulta quasi stonante all’inizio della visione con la seconda sequenza narrativa ma ha la potenza di essere un elemento simbolico per l’intero film e che va ad aprire e chiudere la storia stessa in maniera quasi circolare. Inoltre proprio in questo luogo sono presenti i momenti maggiormente più drammatici e ben fatti interni al film. Anche l’ambientazione, quasi unica all’interna dell’opera filmica, come la casa, possiede l’elemento horror e la regia riesce anche a sfruttarla bene senza andare mai a ripetere le solite inquadrature ma trovando sempre nuovi punti di sguardo interessanti.

Note positive

  • Regia
  • Musica

Note negative

  • La sceneggiatura, escluso il secondo atto
  • La poca tridimensionalità dei personaggi
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