Trainspotting: Dalla penna di Irvine Welsh, i demoni di una generazione in declino

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Trainspotting locandina del film

Trainspotting

Titolo originale: Trainspotting

Anno: 1996

Paese: Gran Bretagna

Genere:  Drammatico

Produzione: Channel Four Films, Figment Films, The Noel Gay Motion Picture Company, Polygram Filmed Entertainment

Distribuzione: Medusa Film

Durata:  94 min

Regia: Danny Boyle

Sceneggiatura: John Hodge

Fotografia: Brian Tufano

Montaggio: Masahiro Hirakubo

Musiche: Damon Albarn

Attori: Ewan McGregor, Ewen Bremner, Jonny Lee Miller, Kevin McKidd, Robert Carlyle, Kelly Macdonald, Susan Vidler, Peter Mullan, Billy Riddoch, Pauline Lynch, Finlay Welsh, Irvine Welsh, Annie Louise Ross, Hugh Ross

Trailer italiano di Trainspotting

Consacrazione al suo secondo lavoro per Danny Boyle due anni dopo Piccoli omicidi tra amici, sempre a fianco di John Hodge alla sceneggiatura. Presentato fuori concorso al 49esimo festival di
Cannes del 1996
e candidato Oscar alla miglior sceneggiatura non originale nel 1997, il pubblico risponde presente facendo registrare al box office USA una somma di 16.5 milioni di dollari.

Cult assoluto, Trainspotting nel 1999 viene inserito dal British Film Institute tra i migliori 100 film britannici del XX secolo. Tratto dal romanzo di Irvine Welsh – che troviamo in un cameo nel film -, Danny Boyle fa un tutorial di 94 minuti su come sciupare tutta la bellezza, la forza e la spensieratezza degli anni migliori, ovvero della gioventù. Ancora a fianco del regista troviamo Ewan Mcgregor (Rent), anche lui reduce dalla prima opera di Boyle del’94, affiancato da Robert Carlyle (Begbie), che troveremo sotto le direttive del regista anche in The beach, Trainspotting2 e Yesterday. Un crimine non citare il soundtrack composto da artisti del calibro di Iggy pop e Lou Reed.

I protagonisti di Trainspotting
I protagonisti di Trainspotting

Trama di Trainspotting

Mark Renton (Ewan Mcgregor), è un giovane scozzese che ha fatto della tossicodipendenza una scelta di vita. Fiero di quest’ultima non ha rimpianti, e decide di tirare a campare tra gli alti e bassi della sua dipendenza a fianco degli amici più fidati, anch’essi eroinomani.

Recensione di Trainspotting

E fu più o meno in quel momento che Spud, Sick Boy e io prendemmo la sana, motivata e
democratica decisione di tornare all’eroina al più presto. Ci vollero circa dodici ore. Pare
facile, ma non lo è. Sembra una scampagnata, una scelta comoda. Ma vivere così è un lavoro a tempo pieno.

Trainspotting

Il film inizia con un monologo del protagonista che evidenzia il suo orgoglio nell’aver scelto “di non scegliere la vita”, per cui offre fin da subito un approccio molto intimo, molto personale. Una scelta che porta a non seguire gli schemi mainstream della vita quotidiana del normale individuo, identificando nell’eroina il principale sale della vita, un’onesta e sincera tossicodipendenza che per i protagonisti rappresenta la Gerusalemme celeste in terra. Ma il racconto è anche di stampo vagamente borderline, dove dobbiamo convivere con i pentimenti e i cambi di rotta del protagonista che ogni tot vuole redimersi e uscire dal tunnel delle sue dipendenze, ovviamente con risultati estremamente vani. E’ fantascienza per il protagonista contare su una cerchia di amici sana e costruttiva, infatti l’allegra brigata di Mark Renton non è altro che una comitiva di sbandati eroinomani incalliti, a eccezion fatta per Begbie, il personaggio interpretato magistralmente da Robert Carlyle, non tossico, ma violento, sociopatico e alcolizzato.

Anche se parte della famiglia dei Drug Movies, siamo lontani anni luce dallo spirito dark e funerario de I ragazzi dello zoo di Berlino per citarne un altro, infatti in Trainspotting incorriamo in qualche sketch ai limiti del surreale che sfocia quasi nella comicità. Nel film a eccezion fatta per qualche citazione calcistica e sporadiche partite a biliardo si nota nei protagonisti la totale mancanza di ogni sorta d’interesse o stimolo sociale e ricreativo, non hanno punti di riferimento, e le famiglie se non possiamo definirle totalmente assenti sono assolutamente impotenti.

Un ritratto macabro di una società moderna socialmente disfatta e degradata, che non mostra particolari spiragli per il futuro, scegliendo alla costruzione e alla realizzazione personale il tirare a campare a oltranza. Impossibile non spendere una parola per il Soundtrack, scene diventate il fiore all’occhiello del prodotto grazie anche al sottofondo sublime dei brani di Iggy Pop, Sleeper e Lou Reed che hanno fatto la storia di un epoca.

Note positive

  • Colonna sonora
  • Regia
  • Attori

Note negative

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