Star Wars: L'ascesa di Skywalker – La fine di un'era

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Scheda film
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker

Titolo originale: Star Wars: The Rise of Skywalker

Anno: 2019

Paese di produzione: Usa

Genere: Fantascienza, Azione, Avventura

 

CAST TECNICO 

Regia: J.J. Abrams

Sceneggiatore: J.J. Abrams, Chris Terrio

Montaggio: Maryann Brandon, Stefan Grube

Dop: Daniel Mindel

Musica: John Williams

 

Aspect Ratio: 2.39 : 1 

Durata: 2 hr 21 min 

Produzione: Lucasfilm, Walt Disney Studios Motion Pictures

Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia

 

CAST ARTISTICO

Daisy Ridley, Mark Hamill, Lupita Nyong’o, John Boyega, Oscar Isaac, Adam Driver, Keri Russell, Carrie Fisher, Richard E. Grant, Billy Dee Williams, Naomi Ackie, Kelly Marie Tran, Domhnall Gleeson, Anthony Daniels, Joonas Suotamo, Dominic Monaghan, Greg Grunberg, Billie Lourd, Jimmy Vee, Brian Herring, Dave Chapman

Recensione

Star Wars: L’ascesa di Skywalker – Recensione

Il tuo viaggio è quasi alla fine.

cit. Star Wars – L’ascesa di Skywalker

Grande tristezza e delusione per ciò che la terza trilogia di Star Wars, iniziata nel 2015 con Il risveglio della forza, poteva essere ma che non è riuscita a diventare per l’incapacità della Walt Disney nell’andare a pianificare il senso d’esistenza di questo nuovo capitolo, privo di una reale figura creativa che si occupasse interamente dello svolgimento narrativo decidendo un inizio e una fine e le modalità con cui arrivare a questa conclusione dal sapore epico. 

Il successo dei primi sei film è dovuto interamente al creatore dell’Universo di Guerre Stellari,  George Lucas,  che ha lavorato in prima persona e con i pochi fidati a tutto l’aspetto della saga come del resto fa Kevin Feige con la Marvel, ciò però non è accaduto questa volta e il risultato risente in maniera drastica questa mancanza, denotabile già dal fatto che negli ultimi tre lungometraggi abbiamo assistito a un continuo cambio degli sceneggiatori, una figura artistica piuttosto fondamentale per lo sviluppo drammaturgico coerente della storia e questo sbaglio di gestione ha comportato la creazione di tre lungometraggi poco collegati tra loro e privi di una scelta ben precisa di narrazione. 

La trilogia Abrams – Johnson vede al centro della storia le avventure di un gruppo d’individui come la misteriosa Rey, Poe Dameron, il miglior pilota della resistenza amante dell’azione, Finn, l’ex Stormtroper che abbandona il primo ordine per a favore della causa di Leila Organa e Kylo Ren, leader supremo del Primo Ordine pieno di tormenti interiori e dubbi. Il tutto basato sul rapporto d’amore e d’odio tra Rey ( il lato chiaro della forza) e Kylo Ren ( il lato oscuro).

Il dispiacere resta soprattutto per quello che la storia ha mostrato in Star Wars: L’ascesa di Skywalker ma che purtroppo è stato mal sviluppato e mal seminato all’interno degli episodi precedenti tanto da sembrare un film quasi del tutto distaccato, se non per la storia tra Rey e Kylo Ren, dall’ottavo episodio, di cui si va a eliminare ciò che Johnson aveva fatto: i personaggi non continuano il loro arco di narrazione,  ad eccezzione di Rey, e i nuovi caratteri inseriti all’interno della storia nel capitolo precedente come protagonisti vengono rispediti come mere comparse della vicenda.  

Trama

Una frequenza acustica che si espande nell’universo preannuncia a tutti che l’Imperatore dei Sith, Palpatine, è ancora in vita. Kylo Ren non intende essere nuovamente sottomesso e, grazie a un congegno dei Sith, rintraccia il luogo da dove proviene il segnale. Il giovane si reca a Exegol, pianeta situato nelle regioni ignote, e fa conoscenza del crudele artefice della distruzione della Repubblica.

Il Signore dei Sith si trova in uno stato di non – more, dove è mantenuto in vita grazie alla forza oscura e a dei complessi supporti vitali. Kylo Ren stringerà un patto con il crudele Sith che gli donerà un immensa flotta galattica in grado di ripristinare il defunto impero. Palpatine però pretende una cosa: la morte di Rey per mano di Ben Solo.

Nel frattempo i nostri eroi –  Poe, Rey, Finn, BB-8, C-3PO,  e Chewbecca – partono per la ricerca del congegno gemello travato dall’erede di Darth Vader per giungere da Palpatine e ucciderlo per ripristinare la pace. 

Analisi Filmica

J.J. Abrams ritorna alla guida del film cercando di apportare un senso drammaturgico importante alla storia volendo chiudere l’arco narrativo dedicato alla famiglia Skywalker iniziato da Lucas nel 1977 e durato per ben nove film. Per porre fine alle vicende riprende tutta la mitologia proposta dal primo Star Wars e in special modo la profezia narrata in La minaccia Fantasma accennata da  Qui-Gon Jinn e mostrata interamente nel romanzo Master and Apprentice di Claudia Gray

Colei che nascerà nelle tenebre, darà alla luce le tenebre.Quando il kyber che non è un kyber risplenderà, il compimento della profezia sarà vicino.

Uno ascenderà più in alto degli altri jedi, nonostante il presagio di coloro che serviranno con lui. Solo attraverso il sacrificio di molti jedi l’Ordine sanerà il peccato commesso all’innominato. Il pericolo del passato non è passato, ma dorme in un uovo. Quando l’uovo si schiuderà, minaccerà la Galassia intera. Quando la Forza stessa si ammalerà, il passato e il futuro dovranno dividersi e mischiarsi. Verrà un prescelto, nato da nessun padre, e attraverso di lui sarà ripristinato l’equilibrio definitivo della Forza

Star Wars L’ascesa di Skywalker si predilige di andare a rispondere, così pare nel finale nella storia, a questo quesito mostrando al pubblico chi sia il vero prescelto che inizialmente avevamo ritenuto fosse Anakin Skywalker ma che purtroppo questa nuova trilogia ha rinnegato come reale portatore di equilibrio nella forza, andando a tessere una trama che rivoluzionerà con questo ultimo atto tutto ciò che credevamo di conoscere.

J.J.Abrams mantiene alcune atmosfere visive del classico film di Lucas continuando a ambientare le avventure nei classici paesaggi desertici e forestali che hanno fatto la fortuna della saga cinematografica senza dimenticare quel clima di amicizia e fratellanza, che continua a fuoriuscire seppur in maniera meno forte rispetto ai primi sei episodi. Perfino lo stile di montaggio della scena finale continua a essere impostato come i precedenti Star Wars in cui si può assistere alla battaglia attraverso due piani di vista: quello spaziale con lo scontro tra le ammiraglie e i ribelli e quello a terra tra Sith e Jedi. 

L’ascesa di Skywalker riprende da La vendetta dei Sith la cupezza, il tono drammatico, la vendetta e la paura interiore che era presente in Anakin e ora, seppur in maniera più lieve, la rintracciamo nella figura della nuova palladina Jedi che dovrà scegliere chi vuole essere nel mondo. La storia fin dalle prime scene si veste di una natura dark e buia che non si era mai vista nei film precedenti e perfino l’aspetto comico, presente dall’origine della saga, diminuisce venendo collocato solamente in alcuni piccolit istanti narrativi; siamo in una storia cupa, piena di rimorsi, paure e angoscie.

Il regista pone nuovamente la storia entro il dibattito tra bene e male visibile già nei look dei suoi personaggi: Rey è vestita di chiaro, simbolo di luce e purezza, Ben Solo di nero, il buio e la malvagità. L’ultimo episodio racchiude la lotta definitiva tra queste due forze per rintracciare una sorta di equilibrio nella galassia.  Il tutto però non è solo questione di forza e di bene ma si va a parlare del senso stesso dell’esistenza, mostrando in maniera chiara, benchè tale elemeno era già presente nel primo Guerre Stellari,  il concetto di vita e di morte in cui quest’ultima non è altro che una condizione transitaria come viene preannunciato all’interno del film:

Tutti gli Jedi vivono in te

cit. Star Wars: L’ascesa di Skywalker

 

L’esistenza continua a vivere nella forza della generazione, questa mantiene in vita l’uomo senza lasciarlo scomparire. Ogni individuo che ha vissuto, che abbiamo conosciuto vive dentro di noi eternamente rendendo la morte inesistente nel mondo creato, come viene mostrato nelle prime parole del lungometraggio.

Kylo Ren: Sono venuto a ucciderti

Palpatine: Io sono già morto

cit. Star Wars L’ascesa di Skywalker

 L’impianto drammaturgico in fin dei conti presente in tutta la saga si conduce dentro una tragedia greca piena di colpi di scena di una saga familiare in cui i padri e gli avi non sono sempre chi noi speriamo che siano e sono proprio i traumi di famiglia, gli errori svolti nel passato che segnano gli individui nel presente e i giovani dovranno essere in grado di affrontare i loro antenati per superare i propri traumi interiori e essere ciò che il destino ha in serbo per loro.

Aspetto visivo

L’aspetto più interessante dell’opera è l’incredibile miglioramento dal punto di vista tecnico dell’immagine digitale che possiede una potenza immaginaria unica grazie a una splendida fotografia e scenografia in cui si rimane esterrefatti per la forza visiva della lotta tra Kylo Ren e Rey sullo scheletro della morte nera capace di emozionare e di immettere tensione dello spettatore e anche lo scontro finale scenograficamente e registicamente è meraviglioso, portando sensazioni di terrore nello spettatore che empatizza come mai fino a quel momento con la protagonista interpretata da Daisy Ridley.

Splendido anche l’omaggio dedicato a Carrie Fisher che compare nell’opera senza essere stata ricostruita con la computer grafica, essendo scomparsa nel 2016 prima che le riprese per l’ultimo episodio di Star Wars fossero iniziate. Il suo personaggio del resto ha un ruolo importante nel film ed è strano pensare che tutto è stato realizzato grazie a degli scarti di montaggio ripresi dal film precedente con le battute da lei pronunciate, che però in alcuni istanti sembrano essere un pizzico ridicole. La sua presenza nel film è dovuta grazie alla tecnica del rotoscoping, la rimozione dello sfondo delle riprese pre-esistenti sovrapponendo in esse quelle di un altro background.

La sceneggiatura

 

Visivamente e nel ritmo del montaggio il tutto funziona ottimamente ma è la storia e la sceneggiatura che continua a non convincere sembrando un lungometraggio che vuole solamente tappare i buchi lasciati in sospeso dai precedenti film, creare un finale adeguato per la saga degli Skywalker e dare un senso d’esistenza a questa trilogia e sopratutto accontentare i fan.

La trama però, per dare tutto ciò, si aggroviglia nella parte iniziale e centrale della storia per poi andare a districare tutti i nodi nella seconda parte ma le spiegazioni appaiono alquanto inverosimili e deboli, sopratutto quelle che vedono al centro la protagonista e la sua vera identità che nel corso di Star Wars: L’ascesa di Skywalker saranno svelate.

The Rise of Skywalkerrisulta essere frettoloso, voler unire in sé troppi elementi narrativi senza però riuscire a dargli un essenza solida e ben strutturata ma lasciando perplesso lo spettatore sopratutto nella parte finale, dove, senza spoillerare si denota una grave paura di Abrams di non accontentare il pubblico creando un finale alquanto semplicistico nello scontro finale che ha molto da invidiare ai suoi predecessori, perfino la sorte finale lasciate al personaggio interpretato da Adam Drive risultano ridicole come quelle di Rey che avrebbe avuto il suo giusto finale se la scena fosse durata un po di meno.

Del resto sono presenti varie imprecisioni con la saga precedente come l’errore di mettere Leila Organa nei panni della nuova maestra Jedy di Rey, quando la Generale non ha mai dimostrato un grande attaccamento alla forza che si può notare anche negli episodi 7-8, evitando anche di svolgere quel ruolo per il figlio.

Parlando sempre di forza ho trovato esasperato l’uso del termine “presentimento” sopratutto da parte di Finn che alla fine sembra possedere, a causa di una scena verso nel finale, anche lui la Forza Jedi.

L’Entrata in scena di Palpatine

Lo spettatore scopre, attraverso le classiche scritte da Star Wars, una situazione alquanto divergente da quella che avevamo conosciuto nel finale de Gli Ultimi Jedi, con il ritorno in scena di Palpatine che va a mischiare completamente le carte in tavola e a svelare il significato nascosto dietro il misterioso personaggio Leader Supremo Snoke.

Il suo ingresso non può che far piacere divenendo sempre più il vero antagonista della storia ma le modalità di presentazione del personaggio sono fuori luogo e immesso in tal modo per velocizzare la storia, attraverso delle parole su schermo prive di qualsiasi tipo d’emozione. Non sarebbe stato più interessante farlo comparire in un momento dal forte impatto emozionale?

Tralasciando questo dettaglio l’inizio del film è spettacolare immettendo immediatamente lo spettatore in uno stato di tensione e di timore, del resto l’incontro tra Kylo Ren e Palpatine è avvolto da una luce tendente al nero, saette come fulmini che colpiscono e illuminano l’ambiente alquanto inquietante, in più udiamo la voce possente del Sith che sembra entrare nelle nostre menti creando subito una grande emozione nei fan della saga.

Perplessità sul finale ( Spoiler)

Buonista, troppo buonista. Palpatine è presentato come il più crudele dei Sith e si dimostra essere un essere ridicolo e incomprensibile, sbagliando nuovamente con Rey, come aveva già errato con Darth Vader. La scena inizialmente ha una sua potenza visiva immane, con la platea Sith che spinge Rey a unirsi a loro come nuova imperatrice Sith, ma il tutto si risolve in maniera eccessivamente semplicitistica.

La stessa profezia risulta essere totalmente sbagliata, poiché Rey non ha nessun requisito per portare l’equilibrio nella forza e sopratutto se lei esiste vuol dire che da qualche parte c’è sempre in vita un altro Sith e quindi la lotta è sempre viva e vegeta tra le due forze dell’universo. Dunque sarebbe stato più coretto, a mio avviso, farla morire come il suo compagno di viaggio Kylo Ren. Ques’ultimo, invece avrebbe avuto più senso ai fini della storia, nell’essere colui che portava equilibrio nell’universo ma purtroppo gli autori hanno presso tutt’altra scelta narrativa, andando incontro a degli sbagli.

Note positive

  • Scenografia
  • Computer Grafica
  • Utilizzo degli spezzoni con Carrie Fisher
  • Regia

Note negative

  • Utilizzo del termine preisentimento
  • La paura di deludere i fan che ha bloccato ciò che il film doveva essere
  • La sceneggiatura che inserisce tutto all’ultimo, elimina il film precedente e immette dettagli importanti senza però mettere indizi allo spettatore divenendo dei colpi di scena privi di una buona fattura.
  • L’inserimento di Palpatine nei modi attualizzati

  

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