Secondo amore (All That Heaven Allows) e il contesto storico degli anni ’50

Condividi su
secondo amore locandina

Secondo amore

Titolo originale: All That Heaven Allows
Anno: 1955
Paese di produzione: Stati Uniti d’America
Genere: drammatico
Produzione: Universal – International
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 89 minuti
Regia: Douglas Sirk
Sceneggiatore: Peg Fenwick
Montaggio: Fred Baratta, Frank Gross
Direttore fotografia: Russell Metty
Musica: Frank Skinner

Attori: Jane Wyman, Rock Hudson, Agnes Moorehead, Gloria Talbott, William Reynolds

Trailer inglese di Secondo Amore

Trama di Secondo Amore

Il film gira attorno alla storia d’amore tra Cary Scott e Ron Kirby, lei ricca vedova conduce una vita
alternata da party all’interno dei circoli dell’altà società e i suoi due figli ormai grandi, Ron invece è il suo giardiniere, lontano da qualunque frivolezza e lustrino di quel mondo borghese. L’amica più cara di Cary e i figli si mettono in testa che la madre debba rifarsi una vita, ovviamente dovrà
sposarsi con un altro uomo che faccia parte del suo stesso mondo, e quindi ritornare alla vita che faceva prima della morte del marito, lei invece si innamora proprio di Ron e deciderà di ascoltare il suo cuore (forse per la prima volta nella sua vita), ma soprattutto deciderà di non sottostare più alle convenzioni del suo circolo e di andare incontro a testa alta ai pregiudizi della gente.

Contesto storico: gli anni ’50 e il sogno americano in Secondo Amore

Secondo Amore offre una rappresentazione dell’America perfetta come fosse un vero e proprio spot pubblicitario, proprio la prima sequenza del film ci offre questa rappresentazione su un piatto d’argento: un‘amica con la sua auto perfetta, pulita, lucente arriva a trovare l’amica Cary che le sta preparando la colazione in giardino, mentre Ron il giardiniere sta lavorando, tutto è perfetto, una scena da film diremmo, non c’è nulla fuori posto!

Douglas Sirk però non si ferma qui, perché ci presenta questa America idealizzata e la manda in frantumi, ci fa capire che quel mondo non è poi tanto perfetto come vorrebbe apparire, ma è un mondo che sembra fatto di continui spot pubblicitari, dove la perfezione rasenta il ridicolo, un mondo fatto di pregiudizi e aspettative che opprimono chi ne fa parte. Tutto sembra essere una copertina patinata di una rivista da ammirare, ma a volte come succede a Cary tutto questo può diventare stretto, ed è proprio lei a capire grazie a Ron, che è arrivato il momento di cambiare e di vedere al di là del suo recinto e finalmente scoprire che la vita non è perfetta e soprattutto non è una rivista, e va benissimo anche se a volte si sporca un po’.

Recensione di Secondo Amore

All That Heaven Allows ( Secondo Amore) non è una semplice storia d’amore, ma è l’incontro di due mondi: quello di Cary e quello di Ron, così diversi che sembrano fatti apposta per scontrarsi prima o poi. Nel film si parla di pregiudizi scaturiti dalla differenza delle classi sociali e dalla discriminazione nei confronti del personaggio di Rock Hudson, il quale viene classificato come inferiore per via del suo lavoro di giardiniere, lui invece è una persona che non si cura del giudizio altrui e delle cose futili, ed è la più grande lezione che insegnerà a Cary. È proprio grazie a lui che Cary può liberarsi di quel mondo, delle convenzioni e del rigore impostole fino a quel momento, finalmente potrà essere lei stessa.

Douglas Sirk porta molto spesso sul grande schermo storie impossibili che vengono accompagnate da una costruzione delle immagini che rasenta la perfezione. In questo film i colori sgargianti che vengono privilegiati (soprattutto il blu e il rosso) bucano letteralmente lo schermo: l’uso della luce e delle ombre che avvolgono i personaggi sono un tocco magnifico e caratteristico del regista che portano a riconoscere subito la sua firma registica (per questi elementi gli devono molto Todd Haynes e direi anche Stanley Kubrick). Douglas Sirk attraverso le sue opere ci ha lasciato un ritratto vero dell’America di quegli anni e ce lo ha voluto regalare usando tutti gli elementi che compongono la sua cifra stilistica, e per i quali è considerato un grande cineasta.

Note positive:

  • Fotografia
  • Uso della luce
  • Rappresentazione veritiera dell’America di quegli anni
  • Costruzione delle immagini

Note negative:

  • Finale scontato (ma ci possiamo passare sopra)
Condividi su

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.