Lady vendetta (2005): l’espiazione e la purificazione nella vendetta

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Lady Vendetta locandina

Lady Vendetta

Titolo originale Chinjeolhan geumjassi (친절한 금자씨)

Anno2005

Paese di produzioneCorea del Sud

Distribuzione italiana: Lucky Red

Durata: 114 minuti

Generedrammaticothriller

RegistaPark Chan-wook

SceneggiaturaJeong Seo-GyeongPark Chan-wook

FotografiaChung Chung-hoon

MontaggioKim Jae-BeomKim Sang-Beom

Attori: Lee Young-ae, Choi Min-sik

Trailer italiano di Lady Vendetta

Trama di Lady Vendetta

Lee Geum-ja è una studentessa di vent’anni che finisce in carcere con l’accusa di aver rapito e strangolato un bambino di sei anni. Nei tredici anni passati in prigione sembra pentirsi del malvagio atto e diventa una fervente cristiana, attirando notevolmente l’attenzione dei media. In realtà la donna è innocente, e in carcere non ha fatto altro che preparare la sua vendetta. Così, al termine della prigionia, Geum-ja sembra essersi trasformata in un’altra donna, spietata e vendicativa.

Uscita dal carcere trova un lavoro come pasticcera e va a vivere in un albergo. Da qui comincia la sua missione ovvero vendicarsi dell’insegnante che ha commesso il reato di cui è stata ingiustamente accusata, e ritrovare sua figlia, che intanto è stata adottata.

Recensione di Lady Vendetta

Lady Vendetta rappresenta il capitolo conclusivo della trilogia sulla vendetta del cineasta Park Chan-wook, dopo i bellissimi Mr.Vendetta e Oldboy. Anche in questo lungometraggio rintracciamo la tematica della vendetta che però viene declinata e mostrato con ampie sfumature, passando dall’aridità del vendicarsi mostrata in Mr.Vendetta, alla violenza esibita di Old boy fino alla purificazione in Lady Vendetta.

Lady Vendetta è stato premiato con il leoncino d’oro alla 62 Mostra del cinema internazionale di Venezia, e Park chan-wook  ha ricevuto il premio come miglior regista al Bangkok festival.

Lo so, ho usato, ho manipolato i sentimenti di altri per ottenere ciò che volevo

Lady Vendetta

Il regista coreano Park Chan-wook firma con questo film la chiusura della sua trilogia sulla vendetta, andando ad analizzare per la prima volta il lato femminile, poiché solo la donna può trasformare la vendetta in espiazione.

La “dolce” Geum-ja sconta 13 anni di galera e perde la figlia, a causa di un’ingiusta accusa di rapimento di un bambino. Una volta fuori diventa pasticciera, ritrova la bambina e prepara in maniera maniacale la sua vendetta, chiedendo favori alle sue ex compagne di cella. Ogni singolo momento della sua vita a partire dall’arresto, è stato usato per costruire un piano per vendicarsi, dove ogni singolo ingranaggio deve funzionare alla perfezione. Metafora di tutto ciò è la pistola richiesta da Geum-ja , che non è solo funzionale ma soprattutto bella e decorata. Questa estetica di fondo vuole farci capire come nell’animo femminile, perfino la violenza non può essere totalmente svincolata dalla bellezza.

L’abilità del regista in Lady Vendetta è davanti agli occhi di tutti, a partire dagli splendidi titoli di coda, (fondo bianco su cui si disegnano rose rosse) alla terribile scena dell’omicidio del vero colpevole del rapimento (un professore killer di bambini), fino ad arrivare alla terrificante sequenza onirica. Nella seconda parte del film ci sarà l’uccisione del professore, dopo che si è scoperto che ha ucciso diversi bambini. Il regista non ci mostra l’atto vero e proprio, ma si sofferma sugli oggetti usati dai genitori per torturarlo. Dunque le pulsioni individuali vengono rese collettive tramite la vendetta.

Lo scopo dell’opera è un’analisi sul cambiamento spirituale di una donna, sul passaggio dal candore al peccato. Infatti, solo l’io femminile può riuscire a trascendere il concetto stesso di vendetta, riuscendo a rendere l’odio e la violenza basi su cui innestare un processo di redenzione e purificazione.

Lady Vendetta è un film intenso (forse troppo per un occidentale), e il contrasto tra la bellezza e l’orrore può essere quasi disturbante. La domanda che resta nello spettatore , nella splendida scena in cui Geum-ja immerge la faccia nel tofu bianco chiedendo scusa alla figlia, è se lei sarà più in grado di amare e se basti chiedere perdono per avere l’assoluzione.

Note positive :

  • Fotografia splendida
  • Sceneggiatura innovativa e meticolosa
  • Bellezza delle sequenze oniriche

Note negative :

  • Il racconto può essere ostico per il pubblico occidentale
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