La sposa bambina: Il film yemenita di protesta

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La sposa bambina

Titolo originale: Ana Nojoom bent alasherah wamotalagah

Anno: 2015

Paese: Emirati Arabi Uniti, Francia, Yemen

Genere: Drammatico

Produzione

Distribuzione:  Barter Entertainment

Durata: 99 min

Regia: Khadija Al-Salami

Sceneggiatura: Khadija Al-Salami

Fotografia: Victor Credi

Montaggio: Alexis Lardilleux

Musiche: Thierry David

Attori: Reham Mohammed, Rana Mohammed, Ibrahim Al Ashmori, Husam Alshiabali

Trama di La Sposa bambina

In una cittadina dello Yemen, una bambina di circa dieci anni di nome Nojoom scappa dalla propria abitazione per raggiungere il tribunale del luogo con l’intenzione d’incontrare un giudice per far valere la sua causa: divorziare dal marito, che ha pagato i propri genitori al fine di sposarla come la tradizione delle tribù del luogo prestabiliscono.

Questo evento scatenerà una lotta giuridica tra il senso di stato e di libertà contro quello religioso delle tradizioni popolari basate, spesso e volentieri, su una forte ignoranza e povertà sociale. Nojoom verrà ascoltata o il suo destino è miserabilmente segnato dalla sua famiglia?

Recensione de La sposa bambina

Mi chiamo Nojoom, ho 10 anni e voglio il divorzio

Incipit de La sposa bambina

La regista yemenita Khadija al-Salami realizza nel 2016 un lungometraggio dal forte impatto politico e sociale che va a sviscerare in maniera altamente televisiva e poco cinematografica il concetto stesso di libertà dell’essere donna e del decidere della propria vita all’interno di una nazione come quella dello Yemen, una nazione in cui la cultura islamica è presente in molte sfaccettature culturali non sempre legate al mondo delle tradizioni popolari degli “sceicchi” locali che perpetuano un credo arcaico di sottomissione dei figli alle famiglie d’origine e alle decisioni del padre, in un universo ampiamente patriarcale. La storia mostrata in La Sposa Bambina del resto non nasce una invenzione filmica della cineasta ma si rifà al libro, tratto da una storia vera, I am Nojood, age 10 and divorced di Nojoud Ali e della reporter Delphine Minoui. Grazie al suo impatto sociale e politico è il primo lungometraggio yemenita preso in considerazione dagli Academy per poter partecipare come pretendente alla categoria miglior film straniero.

La sposa bambina si sorregge sul suo forte impatto emotivo in grado di mantenere attiva l’attenzione dello spettatore per tutta la durata della visione, riuscendo ad appassionarlo alle vicende della bambina “schiava” di due padroni, il padre prima e il marito poi, che la obbligano a sottomettersi al volere maschilista, ma pecca in un approfondimento dei caratteri drammaturgici messi in scene che appaiono delle macchiette necessarie solo a trasmettere al pubblico un messaggio universale il più direttamente possibile eliminando ogni contesto di sottotrame o di qualsiasi tipo d’introspezione dei personaggi. La stessa protagonista, ben interpretata dalla giovanissima Reham Mohammed prima e poi da Rana Mohammed, mostra questa lacuna di sceneggiatura che ricerca maggiormente un approccio prettamente da fiction piuttosto che autoriale, al fine di divenire un prodotto per il grande pubblico televisivo che possa essere seguito tranquillamente da un bambino che da un anziano. In tutto ciò troviamo una regia che a tratti stona con questa decisione stilistica tanto che sono possibili rintracciare dei momenti di puro cinema autoriale in grado di aggiungere quel tocco di raffinatezza alla storia, sopratutto grazie alle inquadrature paesaggistiche e sul piccolo mondo intimo e privato del cuore della Sposa Bambina. La stessa fotografia, pur non eccellendo per originarietà, riesce a immergerci dentro il caldo della città e nella povertà interiore di quel popolo che la regista va a presentare con quella storia.

Il tema de La sposa bambina

Il lungometraggio apre fin dal principio un confronto netto e forte tra la figura maschile del giudice, un uomo colto e giusto, e quella del padre, prima, e successivamente del marito al fine di creare una discussione sul senso stesso di tradizione culturale e di giustizia universale. Allo stesso modo La sposa bambina non spreca tempo per mettere in luce il dibattito femminista all’interno della storia, attraverso il nome stesso della bambina datogli nel momento della nascita. La sorella la chiama Nojoom, dal significato di stella, mentre il padre preferisce dargli un nome più legato al suo ruolo all’interno del suo piccolo mondo tribale, ovvero Nojud, che vuol dire Nascosta, che diviene simbolo della condizione della donna stessa. Interessante risulta essere anche la narrazione dell’atto del matrimonio che oltre a mostrare una cultura completamente divergente da quella occidentale e orientale, mette in luce l’aspetto dell’età della bambina più predisposta ai giochi di bambole e di amicizie giovanili spensierate che all’atto sessuale in sé, di cui non possiede ancora quella malizia e le mestruazioni stesse.

La scena dello sposalizio mette in luce esattamente questa diatriba in cui osserviamo la protagonista che si toglie l’abito nuziale da dosso per poter raggiungere la sua amichetta per intraprendere dei semplici giochi e inoltre sceglierà di vendere l’anello di matrimonio per acquistare un semplice bambolotto. Questa scena oltre a racchiudere la simpatia stessa di una bambina mostra in maniera perfetta l’indifferenza e il non accorgersi da parte dell’uomo (specialmente il marito) di colei che si ha al fianco che diventa da persona a oggetto sessuale e di domestica dell’uomo di cui diviene proprietaria. Per tutto l’arco del film infatti rintracciamo la ricerca da parte della bambina di quella fanciullezza che le è stata strappata via troppo presto e in maniera quasi inaspettata, andando a distruggere il suo pensiero stesso di sogno e desiderio di sposarsi con addosso uno splendido vestito bianco.

All’interno dell’arco narrativo rintracciamo un personaggio pieno di significato tematico all’interno de La Sposa bambina: La suocera, la quale pur essendo donna non si schiererà mai dalla parte della piccola di cui dovrebbe comprendere meglio la situazione e calarsi più facilmente nei suoi vestiti, ma questa sembra non capire Nojoom che non aiuta minimamente con il figlio il quale, non comprendendo appieno la situazione della giovane e della sua giovane età. la picchia e la “violenta” continuamente. La Suocera risulta il potere della manipolazione mentale adottata all’interno della cultura che diviene legge giusta per gran parte degli individui che vivono all’interno di un certo loco spaziale.

Interessante risulta il non andare a creare colpevoli e vincitori all’interno de La Sposa Bambina ma di voler consegnare il messaggio che la nostra cultura deve progredire e che il bene del singolo deve essere posto alla base del mondo futuro e d’oggi e che solo così la libertà delle donne e degli uomini in generale può essere ottenuta.

Note positive

  • Il tema del film e il messaggio finale pieno di speranza
  • L’attrice Rana Mohammed

Note negative

  • La sceneggiatura a tratti troppo superficiale
  • Assenza di sottotrame
  • Approccio troppo didascalico da fiction

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