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La partita
Titolo originale: La partita
Anno: 2018
Paese di produzione: Italia
Genere: Drammatico
Regia: Francesco Carnesecchi
Sceneggiatura: Francesco Carnesecchi
Montaggio: Giovanni Pompetti
Direttore della fotografia: Stefano Ferrari
Musica: Vanni Fiorelli, Alessio Lottero
Durata: 94 min.
Produzione: Duel Produzioni, Freak Factory, Pyramid Factory, Wrong Way Pictures
Distribuzione: Zenit Distribution
Attori
Francesco Pannofino, Alberto Di Stasio, Giorgio Colangeli, Gabriele Fiore, Daniele Mariani, Lidia Vitale, Fabrizio Sabatucci, Veruska Rossi, Giada Fradeani
Il film di Carnesecchi è stato presentato in concorso al Rome Independent Film Festival del 2018. Rimasto in attesa di distribuzione per oltre un anno, esce nei cinema italiani il 27 febbraio 2020. Data la breve permanenza nelle sale cinematografiche, a causa della pandemia di Covid-19, viene diffuso in streaming su Netflix.
Trama del film La partita
Attorno ad una partita di calcio giovanile girano le vite di Antonio, giocatore; Claudio, allenatore; Italo, presidente della squadra. Le giocate di Antonio sono intervallate da situazioni svariate: spaccio di droga, scommesse illecite e litigi familiari. Il finale riserva un colpo di scena.
Recensione del film La partita
Una versione rivisitata de La dura legge del gol, canzone degli 883, accompagna la scena iniziale del film. L’occhio della cinepresa riprende uno spazio non curato di periferia romana e lentamente entra in scena un’auto parcheggiata che indugia cigolando. Il fulcro della regia poi diventa una partita di calcio in cui ventidue ragazzini lottano per la vittoria. Nei panni del mister c’è Francesco Pannofino che interpreta il ruolo della persona onesta, appassionata e infine disillusa. La parte dello spogliatoio ricorda peraltro una scena cult de L’uomo in più (2001) di Sorrentino, quando l’allenatore inveisce contro i suoi calciatori. Ma nell’opera del regista de La grande bellezza i toni sono più irriverenti, la mimica più accentuata e aggressiva, in generale ancora più coinvolgente.
La partita dell’esordiente Carnesecchi è un lungometraggio tortuoso nel quale confluiscono una serie di eventi che culminano in catastrofe, il cui filo conduttore è la corruzione intesa come degenerazione morale. A rendere la pellicola entusiasmante è il comparto tecnico che si avvale di una regia incisiva, un montaggio che scandisce il tempo narrativo abilmente e una colonna sonora azzeccata. Ne è esempio il canto a squarciagola di Chicco e Spillo di Bersani che accompagna la scena di due ragazzi in motorino dopo un furto. Mentre più avanti Buona domenica di Venditti condisce una festa di comunione conclusa anzitempo per una grottesca rissa tra parenti. Abbiamo poi il sogno infranto di Antonio, giovane calciatore promettente, costretto dal padre a fallire la partita per una scommessa, e il degrado di una periferia romana in preda alla delinquenza e all’abbandono; non mancano neanche le beghe familiari. E infine quel pallone che torna, simbolo d’innocenza, divertimento, amicizia e nostalgia. Un passato che invade il presente come per dire che non dimentica. I ricordi sono sempre lì, aspettano solo il momento perfetto per riaffiorare. Gli elementi vengono ottimamente dosati, gestiti e intrecciati sortendo un effetto dinamico e accattivante, trasmettendo pure un senso di afflizione.
Al centro di tutto c’è il pallone, in questo film italiano dove il dettaglio è il protagonista del significato profondo che fa capolino da ogni inquadratura. Un campo di calcio e le vite dei personaggi che gravitano attorno ad una finale di campionato giovanile. Il montaggio è cruciale: arricchisce la pellicola conferendole ritmo e tensione. Per tutta la narrazione incombe una musica allarmante che avvolge le scene aumentandone il senso di angustia e preoccupazione, come per dire che c’è qualcosa che non quadra. La periferia romana, i problemi economici e le questioni familiari emergono adagio, alla stregua di una figura fangosa che colando piano piano comincia a prendere forma, rivelando ciò che c’è sotto: i soldi non guardano in faccia a nessuno, neanche ad un gruppo di ragazzini che si gioca un prestigioso torneo. Si scommette pure su di loro, portandosi via l’innocenza e la speranza di sfondare nello sport. Si portano via un allenatore caparbio e appassionato e infine si portano via un club e una proprietà calcistica che ha investito in questo settore. La regia è abile negli spostamenti di macchina e nel focalizzarsi sull’immagine rendendola intensa e mostrando tutta la sua potenza visiva. Carnesecchi gioca con l’ordine degli eventi spiazzando lo spettatore con un finale inatteso: quel pallone che vola dal campo è come sbucato dal passato, reclamando la sua attenzione. Il film è conciso, frenetico e tecnicamente espressivo collocandosi, per la sua originalità e particolarità, tra le opere cinematografiche italiane più riuscite del periodo recente.
Note positive
- Regia e montaggio
- Suoni e musica
- Particolarità
Note negative