La Famiglia: storia di un microcosmo in Via Scipione l’Emiliano, 45

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Locandina del film La famiglia

La Famiglia

Anno: 1987

Paese di produzione: Italia, Francia

Genere: drammatico

Durata: 137 minuti

Produzione: Massfilm S.r.l. – Cinecittà S.p.A., Rai Uno (Roma), Les Films Ariane – Cinemax (Parigi)

Distribuzione: UIP

Regista: Ettore Scola

Sceneggiatura: Ruggero Maccari, Furio Scarpelli, Ettore Scola

Montaggio: Francesco Malvestito

Fotografia: Ricardo Aronovich

Attori: Vittorio Gassman, Stefania Sandrelli, Fanny Ardant, Sergio Castellitto, Andrea Occhipinti, Philippe Noiret, Monica Scattini

Trailer del film “La famiglia”

Recensione del film “La Famiglia”

Un’epopea famigliare narrata entro i confini di un appartamento romano in via Scipione l’Emiliano 45, dal 1906 al 1986, ripercorrendo gioie e dolori di una famiglia borghese dall’ignoto cognome. Ettore Scola si conferma regista di grandi racconti di piccoli microcosmi, così come per il più noto “C’eravamo tanto amati”, e l’attento osservatore delle dinamiche private, ricordando pellicole come “La terrazza” del 1980 e “Che ora è?”  del 1989. Ne “La famiglia” si evince, in particolar modo, l’estrema attenzione ai gesti e ai dialoghi che, col passare degli anni, mutano così come l’arredamento dell’appartamento.

Trama de “La Famiglia”

Storia di una famiglia narrata entro l’appartamento in via Scipione l’Emiliano 45, nel rione Prati di Roma, dalla voce di Carlo (Andrea Occhipinti, poi Vittorio Gassman), dal giorno del suo battesimo nel 1906 alla fotografia di famiglia nell’anno 1986. Con una progressione a cadenza decennale, ci si immerge nella vita dei personaggi fra i litigi delle tre zie zitelle di Carlo, il dramma della morte dei capifamiglia, i dolori procurati dalla guerra al fratello del protagonista, le nascite e le separazioni. In particolare, tragica è la storia d’amore fra Carlo e Adriana (Jo Champa, poi Fanny Ardant), sorella della moglie dell’uomo, Beatrice (Stefania Sandrelli), rapporto minato da litigi e irreparabili rimpianti.

Analisi de “La Famiglia”

La scelta di una narrazione rinchiusa entro le mura dell’appartamento di famiglia in rione Prati a Roma pone Ettore Scola in linea al percorso storico della cinematografia italiana. Negli anni Ottanta, decennio “brutto, sporco e cattivo”, così come viene definito dal critico cinematografico Paolo Bertetto, si rileva come molti cineasti si adattarono alla realizzazione di pellicole caratterizzate da ambientazioni claustrofobiche e claustrofile: film girati in ubicazioni dai confini ben precisi, come una stazione, un ufficio o, nel caso di Scola, in un appartamento; una scelta dettata, in tal senso, sia da un adeguamento al sentimento del tempo, sia da una limitatezza di budget fornito dalla produzione.

Tuttavia, Ettore Scola è lungi dall’autolimitazione dovuta all’unicità dell’ambientazione prescelta: difatti, col progredire degli anni, si assiste a una graduale modificazione sia, dal punto di vista materiale, dell’arredamento, sia delle relazioni fra i membri della famiglia. Un microcosmo, dunque, aperto alle interferenze con la storia, seppur lasciata sull’uscio della porta; un piccolo palcoscenico ove gli attori, dietro le quinte, si mostrano modificati, a cadenza decennale, agli occhi dello spettatore, il quale assiste, con sguardo brechtiano, a tali mutamenti.  

Singolare l’attenzione dedicata alla scelta degli interpreti in seno allo scorrere del tempo: difatti, Scola attribuisce più attori a un singolo personaggio al fine di poterne seguire la crescita ed eventualmente l’invecchiamento nel corso degli anni. Ulteriormente acuto il meccanismo di montaggio, in sintonia con la regia, che mostra due attori differenti, interpretanti lo stesso personaggio, ripresi nella medesima scena. Particolarissima, in tal senso, la sequenza in cui la figlia di Carlo fa correggere al padre i compiti: inizialmente, l’uomo viene interpretato da Andrea Occhipinti; nello stacco successivo, compare in scena Vittorio Gassman, a voler segnalare il passaggio da un decennio all’altro. Tale scelta registica, riscontrabile anche in altre scene, racchiude invero una grande coscienza filosofica, da parte di Ettore Scola, in merito alla fluidità del tempo dal sapore puramente proustiano.  Il mezzo cinematografico, dunque, al pari della letteratura, diviene strumento di oggettiva documentazione degli accadimenti di un microcosmo quale risulta essere quello famigliare.

Il lungometraggio vanta, inoltre, di un corposo apparato di interpreti, fra i quali emerge Vittorio Gassman come capofamiglia che, tuttavia, non è esente da dolori e turbamenti, come l’amore provato per tutta la vita verso Adriana, interpretata da Jo Champa e successivamente da una splendida Fanny Ardant. Inoltre, si alternano nella pellicola: Stefania Sandrelli, Sergio Castellitto, Massimo Dapporto, Andrea Occhipinti, Monica Scattini Ricky Tognazzi, Philippe Noiret (solamente per citarne alcuni). La grande coesione fra gli attori in scena conferisce a “La famiglia” più una marca teatrale che cinematografica, acuita sicuramente dall’unicità dell’ambientazione che, in accordo con l’invecchiamento dei personaggi, si modifica e si adatta alle esigenze dell’epoca e dei membri della famiglia.

Note positive

  • La singolare scelta di ambientare le vicende esclusivamente entro i confini dell’appartamento della famiglia
  • La coesione fra gli interpreti della pellicola
  • L’attenzione ai mutamenti storico-sociali riflessi nei rapporti fra i membri della famiglia

Note negative

  • La drammatica storia d’amore fra Carlo e Adriana pare riprendere quella fra Gianni Perego (nuovamente interpretato da Vittorio Gassman) e Luciana Zanon in “C’eravamo tanto amati”, sempre per la regia di Ettore Scola.
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