La Ballata di Buster Scruggs: Quando i fratelli Coen decidono di rompere l'unità narrativa

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Recensione
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La ballata di Buster Scruggs – Scheda Film

Titolo originale: The Ballad of Buster Scruggs

Anno: 2018

Paese di produzione: Stati Uniti d’America

Lingua: Inglese

Genere: western, commedia, drammatico, musicale, avventura, grottesco

Casa di produzione : Annapurna Pictures

CAST TECNICO

Regia : Joel ed Ethan Coen
Sceneggiatura: Joel ed Ethan Coen
Montaggio: Roderick Jaynes
Fotografia: Bruno Delbonnel
Soggetto: Joel ed Ethan Coen
Musiche: Carter Burwell
Distribuzione : Netflix
Costumi : Mary Zophres

Produttore : Joel ed Ethan Coen, Megan Ellison, Sue Naegle

Durata: 133 min

CAST ARTISTICO

Tim Blake Nelson ; Willie Watson; James Franco; Liam Neeson ; Zoe Kazan ; Tom Waits

Recensione

La ballata di Buster Scruggs – Recensione film

Le storie vivono per sempre, le persone no

citazione manifesto del film.

Presentato durante la 75a edizione del Festival di Cannes (vince come miglior sceneggiatura) e disponibile su Netflix, il nuovo film dei fratelli Coen, La ballata di Buster Scruggs (The Ballad of Buster Scruggs) è un puzzle di storie partorite dalla mente dei due cineasti premi Oscar (miglior sceneggiatura originale per “Fargo” e miglior film, regia e sceneggiatura non originale per “Non è un paese per vecchi“); che in principio avevano pensato a questo progetto come una miniserie, salvo poi evolverla in un lungometraggio dalla fortissima impronta western, corredato da interpreti assai noti, tra cui Tim Blake Nelson( “La sottile linea rossa”), James Franco (“127 ore”; “The disaster artist”) e Liam Neeson( “Schindler’s List – La lista di Schindler “; “Michael Collins” ).

I registi

Joel David e Ethan Jesse Coen , generalmente noti come i fratelli Coen, sono due registi, sceneggiatori, produttori cinematografici e montatori statunitensi, famosi per le loro commedie irriverenti e sofisticate. Spesso autori anche del montaggio dei propri film, per il quale compaiono sotto lo pseudonimo Roderick Jaynes. Il cinema di Joel e Ethan Coen ha sempre goduto di una considerazione notevole presso i critici: già alla prima proiezione di “Blood Simple” al New York Film Festival del 1984,
i critici valutarono il film del duo esordiente in maniera entusiastica, un atteggiamento insolito nei confronti di un film che muove dichiaratamente dal cinema di genere e che è quanto di più distante dai raffinati prodotti cinematografici che solitamente avevano la meglio al festival. Uno dei motivi di questo successo è che il cinema dei Coen, si riveste subito di una forte impronta autoriale, con movimenti di camera ben visibili, a volte apertamente denunciati, un fortissimo stilismo e una lampante consonanza di
temi e toni da un film all’altro. Ed è il loro stesso cinema a rifiutare etichettature di ogni genere, positive o meno che siano, poiché innovativo e spiazzante, grottesco e ambiguo, in ultima analisi geniale.

Questo atteggiamento è stato definito da alcuni critici sintomatico di una nuova concezione del ruolo dell’artista vicino al concetto di postmoderno. Importanti sono state le loro opere che ancora rimbalzano nel nome del “cult” come : “Fargo” (1996) ; “Il grande Lebowski” (1998) ; “Non è un paese per vecchi “ (2007)

TRAMA

La Ballata di Buster Scruggs è un film che racconta sei storie distinte, ambientate nella frontiera americana, e narrate attraverso la voce unica e incomparabile dei fratelli Joel ed Ethan Coen.

I sei capitoli attraversano il vecchio West, portando in scena diversi personaggi e situazioni di vita salienti del genere western. Si va dal cantautore al rapinatore di banche, dall’artista itinerante al cercatore d’oro, dalle promesse d’amore alla diligenza nella prateria, il tutto contornato da una più o meno massiccia dose – a seconda dei casi – di humor e ironia sulla vita.

Quando mi avvolgeranno
in un sottile lenzuolo di lino
e prenderanno la mia sei colpi

e mi toglieranno gli stivali dai piedi,
disarcionate il mio pony
vorrà farsi un giro,

sarò a metà strada verso il paradiso

senza bisogno di un cavallo.

cit. La ballata di Buster Scruggs

 

Il film inizia con la copertina di un libro, intitolata appunto “La ballata di Buster Scruggs“, il quale presenta 6 storie (che i Coen hanno elaborato nel corso di 25 anni), narrate da una voce fuoricampo ognuna delle quali si conclude in maniera enigmatica, lasciando spazio allo spettatore di fare una propria riflessione sulla morte, filo conduttore dell’intera pellicola insieme all’ambientazione tipica del vecchio West: carrozze, carovane, pistole, saloon, giochi d’azzardo. Un apoteosi di umorismo, assurdità e tragicità che mescola situazioni surreali con personaggi estremamente reali e vividi, personaggi i cui lineamenti emergono tra pregi e i difetti dell’animo umano. Il film è diviso in 6 capitoli : “The Ballad of Buster Scruggs”, “Near Algodones”, “Meal Ticket”, “All Gold Canyon” (il cui protagonista è il vecchio Tom Waits), “The Gal Who Got Rattled” e “The Mortal Remains”.

In ogni storia, è presente il filo conduttore dei fratelli Coen, ovvero l’avidità, il caos,
l’idiozia umana, la morte : alla fine di ciascuna vicenda, ogni sforzo, ogni cimento che abbiamo visto appare frutto della vanità e della superbia dell’uomo.

Peccato! Mi hai sparato alle spalle!

cit. La ballata di Buster Scruggs

Non sarà un caso se i fratelli Coen hanno deciso di tentare un approccio alla forma antologica proprio in una distribuzione Netflix, famosa per le serie televisive. I primi due episodi sono fotograficamente molto coerenti, e ricchi di stilemi western come la grande quantità di piani americani. La palette di colori più fredda e tutta incentrata su toni di blu e verde preannunciando così un cambio importante d’atmosfera.

Mentre i primi due protagonisti vanno incontro ad un destino che vendica le loro azioni ingiuste, in modo quasi ironico, il terzo episodio ci racconta della fine di uno sventurato. Assistiamo a uno storpio e al suo progressivo insuccesso come cantastorie, in cui l’avaro padrone se ne aproffita e al quale deve far fronte al denaro. In questo terzo episodio sono presenti, senza dubbio, i primi piani dell’attore mutilato e di ambientazioni cupe e tetre.

Nel quarto episodio troviamo campi lunghissimi e il verde come filo conduttore della fotografia. Un ricercatore ossessionato dall’oro sembra rovesciare le sorti su cui si basa il film. Sembra sconfiggere la morte, vincere sulla propria sorte. Nel quinto
episodio , i fratelli Coen, ci affermano che, ognuno di noi ha un proprio destino,al quale è impossibile sfuggire. Ci troviamo nella frontiera, campi lunghissimi , ma con una fotografia più simile ai primi due capitoli.

L’ultimo capitolo, rimane quello più enigmatico, presenta una struttura finale completamente diversa dalle prime cinque : assistiamo al viaggio di una perizia che trasporta cinque persone e il cadavere di un irlandese. Seguiamo la discussione dei cinque personaggi , finché il cocchiere non decide di fermarsi. La carrozza si ferma in un albergo, al quale non sembra del tutto rassicurante.

Se nelle prime cinque storie avviene la morte di un personaggio, qui il finale lascia spazio alla fantasia di ogni spettatore. Questo ultimo film, è l’ennesima conferma del talento inossidabile dei fratelli Coen, capaci di sintetizzare sei pillole in cui si addensano i fantasmi di un mondo (cinematografico) passato e le eterne ossessioni di questi due grandi autori postmoderni : nessun personaggio è in grado di portare
la propria storia a compimento: è così da sempre e sarà così per sempre. E così, arriviamo all’ultima strofa, accorgendoci di essere già tutti morti.

Note positive·

  • Fotografia : riesce a cogliera l’essenza e l’importanza dei colori nelle scene
  • Colonna sonora : molto inerente al genere, e sopratutto ai grandi film del vecchio West
  • Sceneggiatura : coerente con lo stile dei registi

Note negative

  • In alcuni punti ( sopratutto nel quinto episodio) dialoghi e narrazione un pò lenti
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