Il talento del Calabrone: un thriller scontato ma efficace

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Trailer Ita del film “Il talento del Calabrone”

“Beat time Milano, Beat time Italia”.

cit. Dj Steph

Trama Il talento del Calabrone

Ci troviamo a Milano, nello sede radiofonica di RADIO 105, Steph è un giovane DJ sulla cresta dell’onda, molto popolare sui social media e il classico tipo altezzoso. Ogni sera conduce un programma radiofonico con un grande seguito online durante il quale riceve chiamate dai fan che richiedono le loro canzoni preferite.

Una sera però, durante il suo solito show, una telefonata terrorizza lui e tutti i suoi ascoltatori: uno sconosciuto dal sangue freddo annuncia in diretta di volersi togliere la vita, facendosi esplodere proprio nel centro della città.

Il dj cerca di gestire la situazione al meglio, sotto le continue minacce dell’attentatore che sostiene si farà esplodere se il ragazzo non lo intratterrà in diretta. L’uomo, che si fa chiamare Carlo, sfida Steph in un duello di resistenza mentale. Nel frattempo, il nucleo investigativo dei Carabinieri guidato dalla ferma mano del Tenente Colonnello Rosa Amedei si mette sulle tracce del terrorista e scopre che in realtà il piano dell’uomo è molto più complesso di quanto lui stesso voglia mostrare e che tutto ciò è legato al suo passato ed a quello della sua famiglia.

Recensione Il talento del Calabrone

Un film “nuovo” per il cinema italiano che non è sicuramente abituato al genere thriller e un Giacomo Cimini che strizza l’occhio al mondo americano con un film che a livello di trama ricorda molto Giustizia Privata.

Seppur dal punto di vista tecnico risulti quasi impeccabile, tuttavia il film presenti alcuni cliché triti e ritriti che potrebbero far storcere il naso ai molti. In realtà il prodotto risulta essere molto godibili sia alla vista che sia sotto l’aspetto narrativo. Come già detto ci troviamo davanti a un tipo di pellicola che raramente si trova nel nostro Paese, ma nonostante ciò il regista riesce a trasportare sullo schermo una serie di emozioni contraddittorie che permettono al telespettatore di essere avvolto dalla storia di un uomo che soffre a causa del suo passato e che ha solo voglia di riavere tutto ciò che di più caro gli era rimasto al mondo.

Il risultato è quello di un film avvincente e in grado di coinvolgere per diversi motivi, partendo dal fatto della presenza di un pericolo invisibile che gira per le strade di una Milano che da grande cittadina che ingloba i suoi abitanti, diventa succube di un uomo senza scrupoli, il tutto sotto la luce notturna che arricchisce il fascino di una città già splendida di giorno.

Lo spettatore si schiera fin da subito dalla parte dei cittadini, cercando di allontanare il pericolo, senza sapere quale sia davvero però. Perché sì, un attentatore tiene sotto scacco un’intera città, ma ognuno di noi ha i propri scheletri nell’armadio e molto presto anche Steph dovrà fare i conti coni suoi. Il dj, così amato e apprezzato dal pubblico, risulta essere solo un egocentrico appagato da sè stesso, dimostrando che dietro ogni persona vi è in realtà una maschera che viene mostrata nella vita di tutti giorni. E molto presto, conoscendo la storia di Carlo, ci si sente quasi più vicini alle sue motivazioni e alla sua “sete di vendetta”. Un uomo colto e sofisticato che si ritrova a fare i conti con il dolore e il male subito, mutilato dalla sua stessa vita.

Tutto il film è accompagnato da una musica soave, che spazia da Beethoven a Bach che trascende dall’ordinario per accompagnarci in una lunga serata all’insegna del panico. Per quanto riguarda le location tutto si svolge soltanto in due luoghi: la macchina di Carlo e lo studio radiofonico, con una gestione degli spazi ottimale e molto precisa a livello estetico e l’unica pecca in un film con una caratterizzazione dei due protagonisti molto curata, diventa così il personaggio del tenente interpretato da Anna Foglietta, che vuoi i dialoghi abbastanza scialbi e un ruolo che non le calza a pennello, risulta essere molto forzato e poco convincente sotto ogni punto di vista.

“Se si spegnessero tutte le luci di Milano, si vedrebbero tutte le stelle”.

“E perché non lo fanno?”

“Perché è impossibile”.

“Possiamo chiederlo a tutti!”.

un dialogo tra Carlo e suo figlio

Note Positive

  • Ritmo incalzate
  • Musica e atmosfera ben curata
  • Caratterizzazione dei due protagonisti

Note Negative

  • Interpretazione poco convincente di Anna Foglietta
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Un commento

  1. Tu vuo fa l’americano ….. ma non ce la fai. Una occasione persa, il calabrone vola ma non ha le aliadatte, Il film le avrebbe ma nonLo fa. Complice una Foglietta non convinta ma, come potrebbe, con un copione così? Ha battute da Eastwood di cioccolatini in carta stagnola, ed é, tranne l’altro agente (peraltro maltrattato dal dj fisicamente senza strascichi) tutto ciò che il questore di Milano riesce a contrapporre quando gli fanno saltare un palazzo in piro stile torri gemelle. Milano trema, la polizia starebbe a guardare… se ci fosse! Ma Milano non trema neanche, e a ben vedere non é neanche Milano… ma comunque non una sirena, non un pompiere, non una minima scena di panico, per il palazzo che salta. In effetti nenache nell’ovattato studio di 105 (dove si gira lo spot a radio 105, invece che un film,) si sente la minima partecipazione , un tratto vagamente realistico, di una città in cuiun palazzo ti salta davanti agli occhi. Dl resto tutto é glamour, siamo in una Milano da bere, da fashion week, perché essere veri?!? Farebbe piangere Corbucci e tutti i nostri artisti originali degli anni settanta. Quando non scimmiottavamo le cose altrui ma inventavamo spaghetti western e altre cosette che sarebbero diventate prodrome di taratini successi. E poi, sob….Un dj inverosimile: lo sappiamo tutti che in un mondo reale un tipo così, che parla così, sarebbe stato preso per i fondelli h24. … La regia ha dei pregi, non dico picchi creativi, ma regge il confronto con gli stereotipi americani (e in questa Caporetto non é poco). Il commento musicale non mi ha convinto, mentre, da pubblicitario apprezzerei lo spottone alla radio, vera protagonista occulta di tutto il film. Quindi, il covid lo ha evitato alle sale, meglio così, é da Prime, al massimo, ma se lo confronto a qualunque triller francese o spagnolo sembra fatto da topo gigio. Dobbiamo crescere. I film spagnoli thriller, gente, …. sono davvero spagnoli. Si vede, si sente e si apprezza. Anche quelli germanici, e il caso é simile. In Italia non riusciamo a farlo. O la buttiamo sulla macchietta o la buttiamo sulle banalità regionali, facciamo la qualunque pur di non lavorare su un’anima, un contenuto, che sia caratterizzato. E se la settima arte é arte, che lo sia. Dunque fuori le nostre qualità, la creatività esiste in Italia, smettiamo di fare brutte copie dei maestri americani e usciranno cose buone. Non fateci più vedere i Curon e i Calabroni, buttate gli stereotipi, non serviranno a vendere all’estero perchè un film insignificante viene fuori al volo….del calabrone!.

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