Il Re Leone (2019): Un photo real movie

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il re leone locandina

Il Re Leone

Titolo originale: The Lion King

Anno: 2019

Paese: Stati Uniti d’America

Lingua: Inglese

Genere: Animazione

Prodotto da: Jon Favreau, Jeffrey Silver, Karen Gilchrist

Casa di Produzione: Fairview Entertainment, Walt Disney Pictures

Durata: 1 hr 58 min (118 min)

Regia  Jon Favreau

Sceneggiatura Jeff Nathanson

Montaggio Adam Gerstel, Mark Livolsi

Dop Caleb Deschanel

Musica: Hans Zimmer

Doppiatori: Marco Mengoni, Elisa, Edoardo Leo, Stefano Fresi, Luca Ward, Massimo Popolizio

Trailer italiano de Il Re Leone 2019

Trama de Il Re Leone del 2019

Nelle ampie Terre del Branco il popolo del Re Leone Mufasa si riunisce alla Rupe del Re per festeggiare la nascita del futuro sovrano, Simba. Alla festa ci sono tutti eccetto il fratello del Re, Scar, irritato per la nascita del prossimo erede al trono, il quale gli toglie ogni possibilità di succedere a Mufasa.

Gli anni trascorrono. Simba inizia a conoscere le regole del mondo da suo padre Mufasa, ma dietro l’angolo prende vita una terribile alleanza tra Scar e le Iene, esiliate dal regno delle Terre del Branco, che desiderano uccidere il sovrano e il loro futuro re per conquistare il potere e comandare. 

Scar con incredibile astuzia e intelligenza inizierà a tessere le regole del suo gioco che lo porterà a uccidere suo fratello Mufasa e a ordinare alle Iene l’uccisione del piccolo Simba, che però riesce a scappare finendo nel mondo di Timon e Pumba. Scar riuscirà a governare con le sue alleate Iene? Oppure Simba e i suoi nuovi amici riusciranno a salvare il regno?

Morte mufasa il re leone 2019
Morte di Mufasa in il re leone 2019

Recensione de Il Re Leone

È una storia davvero molto amata da tutti. Disney ha avuto un successo incredibile con la versione animata originale e poi con il musical di Broadway. Sapevo di dover essere molto prudente con questo progetto. Avevo una responsabilità enorme e temevo di fare un disastro. Volevo dimostrare a tutti che avremmo potuto rispettare il materiale di partenza, riuscendo allo stesso tempo a dargli vita utilizzando tecniche e tecnologie capaci di lasciare tutti a bocca aperta

Favreau

Dal punto di vista tecnico digitale il cinema ha fatto nell’ultimo decennio dei notevoli passi avanti nella creazione di mondi irreali in cui è ormai difficile distinguere ciò che è effettivamente presente durante le riprese cinematografiche e cosa invece è realizzato o inserito dai lavoratori degli effetti speciali. Il primo passo evolutivo cinematografico nel viaggio degli effetti speciali nel tentativo di ricreare un mondo il più possibile realistico è avvenuto con Avatar di James Cameron in cui il digitale con la motion capture si è unito all’animazione creando un effetto incredibile e assolutamente realistico benché l’immagine risenta di una vicinanza al mondo dei videogiochi. In seguito è la Walt Disney a riprendere in mano le tecniche digitali per i suoi film in live action insieme al regista d’Iron ManJon Favreau, che nel 2016 prova a costruire un mondo interamente realizzato con computer grafica unendo sempre l’animazione alla motion capture per il remake de “Il Libro della Giungla” del 2016, che ottiene un discreto successo commerciale.

Nell’estate 2019 arriva sugli schermi cinematografici un nuovissimo prodotto della casa cinematografica dei sogni sempre diretto da Favreau: Il Re Leone che rivoluziona nuovamente il concetto stesso d’animazione. Per la prima volta nella storia della Disney non siamo davanti a un semplice film d’animazione ma neppure ad un live action (azione dal vivo), ad esempio come è accaduto con la Bella e la Bestia, ma siamo dinanzi a una nuova tecnica digitale: Il photo real movie. Cosa significa? Tutto ciò che appare sullo schermo, dagli animali agli incredibili panorami mozzafiato dell’Africa sono finti, inesistenti nel mondo reale ed ogni singolo elemento visivo è realizzato attraverso dei computer. Possiamo asserire di essere davanti a un rifacimento fotorealistico d’animazione computerizzata dell’omonimo film del 1994.

Se pensiamo solamente a vent’anni fa, fa effetto sapere che le ambientazioni che vediamo nel Il Re Leone non siano altro che una mera progettazione artistica all’interno di un motore grafico, ovvero delle tecnologie innovative applicate alla realtà virtuale che permettono al regista di muoversi all’interno di un set quasi inesistente durante le riprese, permettendogli di esplorare le location e preparare le inquadrature come se si trovasse accanto a Simba nella savana africana. 

Esiste all’interno dell’opera audio – visiva solamente un’inquadratura reale, che corrisponde alla prima del film, che però non stona all’interno del lungometraggio ma anzi sembra non esserci differenza visiva tra quel fotogramma realistico e quelli realizzati al computer. Va asserito che il regista e gli addetti ai lavori hanno fatto un meticoloso lavoro di ricerca della realtà andando a fotografare per un mese i paesaggi e gli animali del Kenia per poter inserire ne Il Re Leone ogni singolo colore e sfumatura appartenente al mondo visibile.

Il Re leone pur non essendo apprezzato pienamente dalla critica ha sbancato ai box office, diventando nell’arco di una settimana l’ottavo maggior incasso del cinema mondiale.

John Kani in The Lion King (2019)
John Kani in The Lion King (2019)

Magia disney

Il lungometraggio si apre esattamente come il classico disney del 1994 con il sorgere del sole accompagnato dalla fantastica canzone di Elton John, Il cerchio della vita, cantata però da Cheryl Porter e non da Ivana Spagna. Le  inquadrature dell’incipit narrativo sono pressoché simili all’originale seppur è rintracciabile qualche piccole divergenza registica.

Fin dall’inzio lo spettatore degli anni ’90 nota subito un piccolo problema non di poco conto: la scena iniziale è priva di magia non riuscendo nè per l’interpretazione canora nè per l’effetto visivo a giungere al cuore del pubblico. La potenza dell’immagine non esce dallo schermo, rimanendo lì.

Tale sensazione di non magia rimane presente per tutto l’arco narrativo. Assistiamo alla nascita di Simba, alla sua evoluzione personale e alla crudeltà spietata di Scar, il tutto mostrato in maniera simile all’originale pur prendendo vari ampliamenti narrativi che cercano di dare maggior profondità alla vicenda del film d’animazione ma senza successo.

Se la forza dei classici disney è posta nell’emozionalità, è proprio qui sta la pecca de Il Re Leone che fatica ad entrare nel cuore dello spettatore sopratutto nei momenti più importanti in cui il cartone riusciva a trasmettere tristezza e spensieratezza; la stessa morte di Mufasa non causa quel malessere interiore che si prova nella versione del 1994 e neppure le battute di Timon e Pumba e la loro canzoncina Hakuna Matata! riesce realmente a far sorridere un pubblico che abbia più di cinque anni di età, ma nemmeno una delle scene più importanti del cartone animato funziona nella nuova veste cinematografica da film drammatico: Simba parla con lo spirito di suo padre nel cielo; bella idea, peccato che sentiamo la voce di Mufasa che è invisibile dentro una mega nuvola che invade il cielo. Non essendo presente come figura visibile, le parole perdono forza facendo cadere nel ridicolo il momento che doveva essere pieno di sensazioni, poichè è qui che Simba compie il suo ultimo atto evolutivo.

Credo che non serva in una recensione di questo genere andare a raccontare i temi del film ma è giusto andare a esaminare i motivi che non hanno donato all’opera quei sentimenti presenti nell’originale, e le motivazioni del perchè il lungometraggio non funziona.

Se la tecnologia è formidabile sotto molteplici punti di vista, Il Re Leone è l’esempio eclatante che la photo real movie ha dei limiti evidenti. La creazione paesaggistica è notevole tanto da essere invidiabile perfino alla national geografic, sopratutto nella perfezione con cui gli alberi, le stelle e i sassi sono stati ricreati da sembrare in tutto e per tutto reali. Lo stesso discorso vale per i movimenti degli animali molto curati; quando i leoni si muovono vediamo ogni loro muscolo della schiena e il respiro, cose che rendendo il tutto molto vicino alla verità, ma se passiamo ad osservare le espressioni sul volto dei personaggi, da Mufasa a Nala non ne troviamo, eccetto che per gli occhi, splendidi, ma questi senza la complessa espressione facciale non funziona nell’emozionare. Una scena simbolo di questo pensiero è rintracciabile nell’atto di ingoiare il verme da parte di Simba; nel cartone vediamo durante questo atto una grande varietà di faccie dallo schifato fino alla felicità, mentre qui invece non vediamo niente, sentendo solo le sue parole che sembrano, a causa della sua non espressione, fuori luogo. 

Il regista però aveva questa paura tanto da aver deciso di adottare durante il doppiaggio la tecnica de il black box theater al fine di ottenere delle interpretazioni di maggior carisma e estremamante emozionali, cosa che nella versione italiana è assente e le interpretazioni vocali appiattiscono maggiormente la storia.

Abbiamo catturato le interpretazioni degli attori con diverse macchine da presa: in questo modo gli animatori potevano basarsi sulle intenzioni degli attori, ma senza ricalcare completamente le loro interpretazioni dato che non si trattava di animali

Ma dov’è che cade la storia? 

Nella non scelta coraggiosa degli sceneggiatori. Nella versione classica del 1994 è stato realizzato un climax per bambini benché avesse una chiave di lettura anche per i più grandi. La storia è basata su un genere musical con tonalità colorate e felici benché siano presenti anche istanti più cupi, ma alla fin fine l’intero film aveva una solita atmosfera, quella di una favola. Ecco, gli sceneggiatori hanno avuto paura di staccarsi dal vecchio mondo Disney e allo stesso tempo hanno provato a creare una storia più per gli adulti che però strizzasse l’occhio ai più piccoli con battute alquanto pessime.

Scar è diventato un essere ancora più brutale e subdolo di quanto non fosse nel cartone avvicinandosi a Iago dell’Otello di Shakespeare. Il tono della sua voce e la luce scelta per la fotografia lo immergono sempre in un’atmosfera buia e realistica trasformandolo in un terrificante cattivo avente però un tratto psicologico molto più complesso di tutti gli altri personaggi. Anche le iene hanno avuto una loro trasformazione sopratutto con Shen divenuta ancora più cattiva e crudele. Il tono più dark però rimane per il 50% dell’opera ma l’alto lato è quello di un musical per bambini e un’ironia per i più piccolini. Il guaio è questo, un film d’animazione ha le sue regole che si poggiano sulla fantasia e l’irrealtà: un film non può farlo se assume un aspetto drammatico da film epico. Non è un caso se la parte del film più azzeccata è il finale con lo scontro tra Scar e Simba benchè la lotta arriva troppo rapidamente e finisce ancora prima d’iniziare. 

Il Re Leone del 1994 possiede un suo clima e se questo viene trasferito in un film drammatico, che funziona con regole divergenti, è logico che non possa funzionare e poi perché andare a rifare il rifacimento di un film del genere in maniera uguale al primo, sapendo che l’originale sarà per sempre insuperabile? L’ unico motivo è il guadagno commerciale, ma se il film fosse stato realizzato per adulti questo avrebbe avuto il solito successo? Non credo, anzi forse sarebbe stato più apprezzato anche dalla critica mentre ora è solo un film usa e getta.

Non è corretto asserire che il film sia completamente identico all’originale poiché si è preso delle piccole modifiche che sono già evidenti nella diversa durata dell’opera che da 89 minuti passa a 118 minuti, aggiungendo vari elementi alla storia, elementi narrativi che servono solo ad allungare il brodo non aggiungendo niente alla storia; anche le piccole nuove tematiche inserite sono appena toccate con una o due battute: il non uccidere gli animali per mangiarli, la vita non è un cerchio ma quando muori sei morto e basta, oppure il bullismo e il senso di dittatura, tutte tematiche interessanti ma non adatte alla narrazione di questo film, sopratutto con i modi che gli sceneggiatori hanno utilizzato: si deve precisare che una storia può essere narrata in molti modi e in questo caso la scelta operata non ha prodotto risultati convincenti.

Che cosa funziona? La scenografia e la musica (non le canzoni) che crea insieme alle immagini un fascino intenso per il mondo africano e per la bellezza naturale. La musica d’atmosfera riesce a portare il film fino alla fine senza farlo cadere in un’eccessiva noia.

Il Re leone dunque è un prodotto di cui non avevamo bisogno dal punto di vista drammaturgico ma è stato un ottimo banco di prova per migliorare le tecniche di computer grafica; peccato per il resto, sopratutto nella non scelta degli scrittori che non hanno saputo decidere quale strada prendere, se quella per bambini o quella per adulti, restando indecisi. Così facendo hanno fatto un film cupo con canzoni per ragazzi e battute ironiche per i più piccoli.

Note positive

  • Il lavoro di computer grafica
  • La musica d’atmosfera

Note negative

  • Regia titubante e che non mette niente di suo nell’opera
  • Sceneggiatura che non aggiunge molto, con novità evitabili, come l’intro cantato da Timon che richiama espressamente La bella e la bestia
  • L’assenza di emozione che non traspare né dal volto dei personaggi né dal doppiaggio italiano
  • Aver allungato la storia senza motivo
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