Il Giardino delle parole (2013): Imparare a camminare da soli

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Il giardino delle parole poster locandina

Il Giardino delle parole

Titolo originale: 言の葉の庭Kotonoha no niwa

Anno: 2013

Paese: Giappone

Genere: animazione, sentimentale

Produzione:  CoMix Wave Films

Distribuzione: Dynit

Durata: 46m

Regia: Makoto Shinkai

Sceneggiatura: Makoto Shinkai

Fotografia: Makoto Shinkai

Montaggio: Makoto Shinkai

Musiche: Kashiwa Daisuke

Attori: Miyu Irino, Kana Hanazawa, Fumi Hirano, Yuka Terasaki, Megumi Han, Mikako Komatsu

Trailer italiano de Il Giardino delle parole

Il rombo del tuono
nel cielo nuvoloso 
forse pioverà.
E, quando accadrà resterai con me?

Il rombo del tuono
nel cielo nuvoloso 
e anche se non piovesse
resterò con te.

cit. Man’yōshū, versi 2513-14, Vol. 11

Nel Man’yoshu, raccolta di diecimila foglie, la più antica collezione di testi poetici giapponesi Waka che vanno dal 500 al 700, ritroviamo questa breve poesia d’amore e d’amicizia che incarna in maniera chiara e precisa l’intento narrativo e tematico scelto dal regista Makoto Shinkai nel suo mediometraggio Il Giardino delle Parole.  La pioggia, le parole, la fragilità umana sono i collanti dei due protagonisti de Il Giardino della parole, un’opera delicata e intima che attraverso un sofisticato uso delle parole e degli oggetti messi in scena vuole provare a narrare temi profondi immersi in una storia apparentemente semplice. 

Il cinema d’animazione giapponese si differenzia moltissimo da quello disneyano sia per lo stile grafico più simile agli anime che per il modo in cui viene mostrata la realtà. La Disney sta mantenendo quel suo classico tocco fantastico e favolistico creando mondi che stanno nei nostri sogni infantili, mentre l’animazione proveniente da Tokyo mostra delle storie vicine al nostro mondo e ai nostri tempi storici. Non si parla, soprattutto con la nuova generazione di registi dell’animazione giapponese, di luoghi fiabeschi ma della vita e delle solitudini degli esseri umani.  Entrambi, disney e “anime”, hanno una loro forza interiore notevole ma mentre le animazioni di Walt Disney vengono distribuite in Italia come ogni film, quelle giapponesi vanno al cinema per un paio di giorni, al massimo tre. Il Giardino delle parole è stato distribuito in Italia dopo il cortometraggio Dareka no manazashi in un’unica data 21 maggio 2014. Questo atteggiamento delle case di distribuzione lo trovo disdicevole.  

il giardino delle parole
Il giardino delle parole

Trama de Il Giardino delle parole

Come in ogni giorno di pioggia, Takao Akizuki, un quindicenne, decide di marinare le prime ore di lezione, recandosi in un antico gazebo in stile giapponese all’interno di un parco per disegnare calzature. Quella mattina però non è da solo, lì seduta sulla panchina del gazebo c’è una misteriosa donna di ventisette anni, che beve birra e mangia barrette di cioccolato. 

Ben presto tra i due, sotto il cadere della pioggia, nascerà un tenero legame d’affetto. Quel posto diventerà il loro rifugio dai malesseri del mondo.   

Yukari Yukino

Recensione de Il Giardino delle parole

Prima d’iniziare le superiori due mesi fa non avevo mai vissuto un esperienza simile. La mia uniforme scolastica inumidita dagli ombrelli, l’odore della naftalina sul vestito di chissà chi, il calore del corpo di qualcuno che mi sfiora, il soffio dell’aria condizionata sul volto. Quando ero piccolo il cielo mi sembrava molto più vicino, per quanto mi piace la pioggia, perché porta con sé l’odore del cielo. Nelle mattine piovose non cambio treno e scendo a questa fermata 

cit. Il giardino delle parole

La primissima sequenza d’immagini, su cui il pensiero di Takao scorre, mette subito in chiaro due aspetti del mondo interiore del personaggio: la tranquillità della natura, il suo dolce silenzio pieno di vita, e il mondo esterno della metropolitana fatto dal rumore dei vagoni sulle rotaie, dagli altoparlanti e del silenzio tra gli esseri umani. Takao appare subito un individuo fuori dal mondo, frustrato da una vita che lo conduce a rinchiudersi in un parco dove il fato gli farà incontrare un’altra persona, una donna, che rivoluzionerà il suo mondo interiore. 

Il regista sotto le note di un pianoforte, dolce e nevrotico, racconta e sottolinea il malessere degli individui che hanno la necessità di rinchiudersi dentro una bolla in cui il tempo e la realtà sembrano svanire.  Due individui incompresi, che si sono trovati davanti a dei muri, si ritrovano insieme sotto un gazebo a parlare di sogni e speranze.  Ben presto per Takao e per Yukari Yukino quel parco diventa l’unica fonte di sopravvivenza e quel compagno di chiacchiere l’unico vero amico nell’intero mondo. 

Tutti gli elementi posti nell’opera filmica altro non sono che metafore che raccontano un aspetto dei due protagonisti e temi appartenenti a ogni essere umano. La pioggia, rintracciabile anche nella poesia accennata nell’inizio del film e nella parte finale, mostra il malessere interiore presente in Takao, in conflitto silenzioso con il mondo intero e con una madre invisibile perfino all’interno della trama. Lo sguardo di Yukari diventa per lui una luce nella tempesta, che altro non è che la vita stessa. 

Per tutta la durata de Il Giardino delle parole sappiamo che Takao ama creare scarpe e che desidererà di crearne una per Yukari. L’inserimento delle scarpe non è un elemento buttato a caso ma racchiude il tema più importante all’interno dell’opera: L’Essere umano deve imparare a camminare da solo, oppure appoggiarsi a qualcun’altro? La riposta che l’autore decide di dare con il suo finale è chiara e netta e non è un caso che le scarpe vengono, fin dal loro primo incontro, messe al cento dell’inquadratura dandogli una notevole importanza nella scena filmica.  

Il Giardino delle parole è un mediometraggio sulla vita stessa e sull’importanza degli altri e di noi stessi. Non è un film d’amore ma basato sulla fiducia e sull’essere presente sempre per gli altri.  La musica, le inquadrature, spesso e volentieri a due e mai con dei primissimi piani, fanno comprendere che il film è corale e che non abbiamo un vero protagonista. Alcuni elementi e scelte drammaturgiche invece non li ho condivise, dato che fanno perdere i punti centrali della storia. 

In molti film d’animazione giapponesi si fa un uso eccessivo del pensiero che va a togliere forza alle immagini spiegando troppo della vicenda. Veniamo a conoscere i problemi di Yukari non da un dialogo,  ma dal suo pensiero, la stessa vita di Takao viene sia mostrata con le immagini sia resa didascalica  con il pensiero.  Altra enorme pecca è il problema che affligge Yukari, troppo scontato averla inserita all’interno delle mura scolastiche frequentate anche dal ragazzo, e il litigio finale è troppo ma veramente troppo infantile, un piagnisteo imbarazzante anche a causa di aver portato una storia che parla d’amicizia e di unione sui binari dell’amore.  La storia è improntata sulle paure che ostacolano l’essere umano che non riesce a vivere come vorrebbe ed ha bisogno di uno spazio tutto suo per provare un briciolo di felicità 

Note positive

  • La grafica
  • I temi inseriti come metafora
  • La prima metà del film
  • La musica

Note negative

  • L’ultima parte dell’opera
  • Il tema dell’amore
  • Le scelte sul personaggio di Yukari
  • Il dialogo durante il litigio tra i due
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