Dieci Inverni (2009): Il primo film di Valerio Mieli

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Dieci inverni poster

Dieci Inverni

Anno: 2009

Paese: Italia

Lingua: italiano

Genere: romantico

Casa di Produzione: CSC Production, coprodotto da: Rai Cinema, United Film Company Ltd.

Durata: 1h e 39m

Regia Valerio Mieli

Sceneggiatura: Valerio Mieli

Montaggio  Luigi Mearelli

Dop Marco Onorato

Musica  Francesco de Luca, Alessandro Forti

Attori: Isabella Ragonese, Michele Riondino, Sergei Zhigunov, Valerio Mieli, Glen Blackhall, Sergei Niconenko, Liuba Zaizeva

Trama di Dieci Inverni

l lungometraggio filmico si muove seguendo una linearità temporale cronologica e frammentaria, senza flashback, nel corso di dieci anni, costituiti da dieci quadri e capitoli, con il ricorso delle elisi e di un linguaggio quotidiano che tende a rendere più realistiche le vicende rappresentate. Le città protagoniste in cui è ambientata la storia sono la città veneta di Valdobbiadene, il capoluogo Venezia e la capitale russa Mosca. 

Il racconto cinematografico si muove in un periodo di tempo che va dal primo concreto incontro dei due protagonisti diciannovenni Camilla e Silvestro sul vaporetto lagunare nella fredda sera veneziana di novembre 1999, al marzo 2009. Camilla studia slavistica, è appassionata alla cultura russa e in particolare del teatro russo, che vede tra i suoi drammaturghi più illustri Anton Čechov (tra le sue opere teatrali più famose ricordiamo Il Gabbiano 1896Zio Vanja 1899; Il giardino dei ciliegi 1904). Silvestro invece non ha le idee chiare, non sa se iscriversi a botanica o a matematica giapponese , ma troverà presto la sua strada laureandosi in botanica, entrando poi a lavorare in un allevamento di lumache. Entrambi avranno varie storie d’amore; quelle di lui sono per lo più avventure frivole e storie di passaggio, mentre lei è più intenzionata ad un rapporto serio e maturo.  

Recensione di Dieci Inverni

Dieci Inverni è un film italiano di genere commedia sentimentale del 2009, opera prima del regista Valerio Mieli (Roma, 27 gennaio 1978), tratto dal suo romanzo omonimo (Dieci Inverni, Rizzoli, Novembre 2009), presentato alla mostra cinematografica di Venezia 2009 nella sezione controcampo italiano. Si aggiudica premi importanti in vari festival, uno di questi il David di Donatello al miglior regista esordiente. Gli attori protagonisti di questa storia invernale avvolta da poeticità e contornata da una splendida fotografia sono Isabella Ragonese e Michele Riondino, che interpretano due personaggi semplici, ragazzi colti, entrambi universitari.

La pellicola di Mieli è una coproduzione italo – russa, tra CSC Production (Centro Sperimentale di Cinematografia Production ) e Rai Cinema, assieme all’ United Film Company. Tale collaborazione russa – italiana, oltre a essere presente come regioni geografiche nel film, ha permesso al film di avere una maggiore visibilità cinematografica e maggior distribuzione fuoriuscendo dal nostro beneamato paese. In Italia il film è uscito il 10 dicembre 2009 mentre in Russia il 25 febbraio 2010; incassando in Italia nel primo weekend 91000 €, con un incasso totale di 560000 € , quindi un buon risultato per un’opera prima di un regista diplomato al centro sperimentale, e in Russia $ 15,909.

Dieci inverni non intende la parola inverno con il suo significato più scientifico, ovvero il periodo di tempo che consiste nella stagione che va’ dal ventidue dicembre al venti marzo, per quanto riguarda l’emisfero boreale, perché il primo quadro/ capitolo del film che segna il primo concreto incontro tra i due protagonisti, Camilla e Silvestro, all’interno del traghetto, si colloca, così come ci viene annotato dalla didascalia, nel “novembre 1999”. Le intenzioni del regista Valerio Mieli quindi non sono quelle di far entrare questa storia in una stagione pre – stabilita, ma in una modalità più libera, ambientandola comunque in periodi di tempo di norma legati al freddo, ai giorni che si accorciano, al sole che si fa vedere meno.

Il termine inverno nel film assume una connotazione più intima e simbolica investigando il ghiaccio delle paure che vanno a bloccare l’amore presente dei due protagonisti che si amano ma che fuggono da questo sentimento bollente di passione. Dieci inverni è una storia di tristezza interiore, di paure e di desideri non catturati.

La regia di Dieci Inverni

Se osserviamo dal punto di vista tecnico il film possiamo trovare un’interessante chiave di lettura registica con cui l’opera, seppur con una regia semplice e molto pulita, può essere analizzata, ovvero la soggettiva e la semi-soggettiva.

Esistono delle inquadrature, solitamente definite come soggettive, che occupano nel corso della narrazione filmica uno statuto particolare. […] esprimono un punto di vista ben determinato che non è […] solo quello dell’istanza narrante, bensì quello di un personaggio. In una soggettiva noi vediamo quel che vede un determinato personaggio. Il punto di vista dell’istanza narrante, quello del personaggio e quello dello spettatore coincidono così in un unico sguardo.

cit. G. Rondolino, D. Tomasi, Manuale del film. Linguaggio, racconto, analisi, Torino, Utet, 1995, p. 108

Noi siamo dentro l’intimità del personaggio, ci immedesimiamo in loro e nel loro amore comprendendoli e amandoli. Già nell’inizio di Dieci Inverni, nelle prime inquadrature durante il loro incontro, i personaggi vengono presentati attraverso una soggettiva. Camilla, diciannovenne, è sul traghetto che la porterà a Venezia nella sua casetta. Tra le mani ha un libro (che scopriremo poche inquadrature dopo essere esistente, intitolato “Lo scrittore Cechov non ha dimenticato l’attrice Knipper”, Lettere 1902 -1904 di Anton P. Cechov e Ol’ga L. Knipper). Osserva con attenzione un bambino che gioca con la frutta rossa dell’albero che ha in mano un ragazzo. Lei notando questo particolare sorride. Si tratta di una semi-soggettiva perché non rispecchia la distanza del suo sguardo (Se fosse una soggettiva, la sua visione, “l’oggetto guardato”, dovrebbe essere a una distanza maggiore). Il bambino, vestito con un giubbotto giallo appariscente, dà risalto cromatico alla scena, in contrapposizione con il vestito dai colori più spenti di lei. Il traghetto si è svuotato, e vediamo il ragazzo che osserva la ragazza; nel frattempo lei si è tolta il cappello e gli occhiali, forse per rendersi più bella ai suoi occhi. Vediamo Silvestro in mezzo primo piano con l’albero alla nostra destra, e poi la sua soggettiva sfuocata, capace di coinvolgere maggiormente lo spettatore, destabilizzandolo, facendogli provare un’ emozione, paragonabile a quella del personaggio, ma naturalmente differente per via della soggettività che è diversa in ognuno di noi spettatori.

Sia Camilla che Silvestro hanno una sciarpa variopinta e il giubbotto; siamo nella laguna veneziana di sera, il sole è calato ed è novembre. Tutti e due portano con sé un oggetto verticale; l’albero di caco per quanto riguarda Silvestro (un regalo per sua zia), e una lampada per quanto riguarda Camilla. Due prodotti e segnali atipici, per lo più condotti all’interno di un vaporetto, che ci fanno comprendere che le loro anime e vite siano destinate in qualche modo a essere incrociate. 

Un altro importante esempio di soggettiva lo rintracciamo nel settimo capitolo ambientato nel 2006, costituita da tre inquadrature, guarda caso incentrata sui due presunti amici Silvestro e Camilla, che si guardano.

L’illuminazione è soft ma calda, ed evidenzia lo stato d’inquietudine e insoddisfazione di Silvestro, che beve per dimenticare; all’opposto lo sguardo più sereno e rilassato di lei. Silvestro percepisce che il sogno di poter stare con lei si sta frantumando, perché Camilla diventerà madre di un figlio di cui padre è Simone, amico da anni e di tante avventure di Silvestro

In questa sequenza dei festeggiamenti, abbiamo anche la presenza del cantautore italiano Vinicio Capossela, che esegue al pianoforte il brano scritto appositamente per il film dal titolo “Parla piano”, con Silvestro e Camilla che si abbandonano ad un ballo, un lento in coppia, in armonia con la canzone romantica dal carattere delicato e sussurrato. Vinicio Capossela esegue poi una canzone elettronica più ritmata, mentre i discorsi della sceneggiatura vertono sul fatto che Simone e Camilla vogliono ingrandire gli spazi della casetta veneziana per via del bambino, con Silvestro che è sempre più nervoso e alterato da questa loro storia d’amore, ed ubriaco. Prima se la prende con Victor, il fratello della sposa, che per tutta la serata gli è stato più volte vicino cercando la sua compagnia, iniziando ad urlare contro di lui. Poi dà un pugno a Simone, per poi uscire dalla casa. Camilla preoccupata per lui lo va a raggiungere seduto su una panchina. Ecco la trascrizione di questo dialogo, che seppur in maniera semplice, descrive una situazione tipica dell’amore. 

Camilla: Ma che ti aspettavi?

(Silvestro accovaccia la sua testa in maniera materna sulle sue gambe)

Vuoi morire assiderato qui con me?

(S. fa sì con il capo)

Io no però

Dai rientriamo

– Silvestro: Ma tu mi ami?

– Camilla: No. Perché, tu mi ami?

– Silvestro: Sì

– Camilla: Facile adesso. Dai rientriamo se no ti congeli veramente

(S. non si vuole spostare dalla panchina)

Allora stai qua

Dialogo di Dieci Inverni

ilvestro quindi ha rivelato a lei di esserne innamorato, ma il momento non è quello propizio. Infatti lo spettatore si accorge che anche Camilla prova dei sentimenti d’amore per lui, ma ovviamente non se la sente di dirgli la verità e ciò che percepisce nel suo cuore. Questo settimo quadro invernale termina con la ragazza di Silvestro, che avendo capito tutto, dà una spinta all’ormai suo ex ragazzo, per poi uscire di scena correndo tra la neve, inquadratura ripresa con la mdp a mano, dando movimento e un senso d’instabilità all’immagine, che risulta per questo maggiormente efficace e poetica.

Nono capitolo: Gennaio 2008. Vediamo Silvestro con baffi e barba seduto su una panchina, che sta fumando una sigaretta; il suo volto è depresso e triste. Sta osservando un frate che si sta disfacendo dell’albero di natale, visto che le feste sono ormai passate.

Si tratta di una semi-soggettiva che appare allo spettatore molto ravvicinata, ma in realtà Silvestro è molto più lontano rispetto alla sua visione. E’ mattina, e l’ampia piazza veneziana è deserta. In questo piccolo episodio, in cui le parole sono quasi assenti, è presente il valore della musica con la colonna sonora, leitmotiv del film, che emoziona lo spettatore, accrescendo la malinconia che si respira in queste inquadrature. La semi-soggettiva viene magistralmente inserita per creare un clima di angoscia avvicinandoci maggiormente alla tristezza interiore di Silvestro.

Il film è un continuo sguardo interiore dei due personaggi che si incontrano e che si sfuggono. La scrittura è semplice e le immagini sono riprese in maniera alquanto naturale ma tutto ciò dà un importanza al film che pur essendo buono non si avvicina al simile capolavoro del cinema Harryti presento Sally.

Note positive

  • La musica, la potenza delle immagini collegate alla colonna sonora
  • Fotografia

Note negative

  • La sceneggiatura con alcuni errori evitabili
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