Bird Box (2018): Apri gli occhi

Condividi su
loncandina poster Bird Box

Bird Box

Titolo originale: Bird Box

Anno: 2018

Paese: Stati Uniti d’America

Genere: Thriller

Produzione: Bluegrass Films, Chris Morgan Productions

Distribuzione: Netflix

Durata: 2h 4m

Regia: Susanne Bier

Sceneggiatura: Eric Heisserer

Fotografia: Salvatore Totino

Montaggio: Ben Lester

Musiche: Trent Reznor, Atticus Ross

Attori: Sandra Bullock, Sarah Paulson, Rosa Salazar, Machine Gun Kelly, John Malkovich, Trevante Rhodes, Lil Rel Howery, David Dastmalchian, Jacki Weaver, Taylor Handley, Danielle Macdonald, Happy Anderson

Trailer di Bird Box

Bird Box, prodotto e distribuito da Netflix nel 2018, è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo d’esordio di Josh Malerman che narrò tale vicenda nel lontano 2014. La regia è stata affidata a Susanne Bier che ha dovuto fare i conti con una privazione non di poco conto: i protagonisti non possono vedere la luce del sole, sia all’interno che all’esterno.

Trama di Bird Box

Malorie è una donna scontrosa che predilige rimanere da sola. Lavora nella sua casa nei boschi come pittrice ed è incinta; unica sua amica è la sorella Jessica (Sarah Paulson). Dalle notizie dei media le due vengono a sapere di attacchi d’isteria popolare in alcune zone del mondo come l’Asia.

Un giorno mentre Malorie va a fare un’ecografia, decidendo di abbandonare il bambino una volta che questo sarà nato, rimangono invischiate nel caos cittadino dove le persone iniziano a uccidersi dopo aver visto qualcosa d’ignoto.La stessa sorella di Malorie si ucciderà.

La donna incinta corre per la strada in cerca di riparo fino a giungere in una casa dove un gruppo d’individui tra loro sconosciuti si rintanano cercando di sopravvivere.

Ben presto comprendono che per rimanere in vita non devono uscire di casa e guardare la luce del sole ma è d’obbligo restare al buio.

Recensione di Bird Box

In nessuna circostanza vi è permesso di togliervi la benda dagli occhi. Se scopro che l’avete fatto io vi farò del male. Allora mi avete capito?

cit. Bird Box

Il volto di una donna, spaventata e frenetica, dà dei crudi comandi a due bambini ammutoliti e immobili. Ben presto lo strano trio esce di casa con indosso una benda che gli oscura la vista. Dei rumori di vento e di parole vengono sussurrate dagli alberi o spiriti. I tre arrivano rapidamente a una barca, salgono sopra e partono facendosi portare dalla corrente del fiume, in un luogo in cui pare esserci la salvezza. Nel giro di tre semplici minuti lo spettatore sa esattamente cosa sta vedendo e dove si trova: in un mondo in rovina, in cui la semplice esistenza degli esseri umani è a rischio. Per sopravvivere bisogna lottare con i denti e contro tutti.

Bird Box possiede una storia che si presta ottimamente a un film sensoriale dove i rumori del mondo, i silenzi e la luce lo fanno da padroni. Dopo appena tre minuti mi è immediatamente venuto in mente un film a mio avviso molto simile nell’incipit narrativo, anche se dopo prendono due strade opposte, A Quiet Place uscito al cinema solo qualche mese prima. In A Quiet Place l’umanità non può fare rumore, non può parlare ma deve regnare il silenzio, mentre nel lungometraggio Netflix non si può vedere la luce e si odono voci.

Eric Heisserer, lo sceneggiatore, ha deciso di narrare la storia attraverso un cospicuo uso di un montaggio non lineare: si inizia con il finale del film in cui due bambini e una donna devono raggiungere un luogo sicuro e per farlo devono attraversare bendati il fiume e poco dopo si va al momento esatto in cui scoppia il cataclisma misterioso nel mondo. Non sono un’amante di questi salti di tempo narrativi, per andare a spiegare eventi precedentemente accaduti e che hanno portato i nostri personaggi a questo momento preciso del film, in special modo non sono convinto di questa tecnica nei film thriller o sulla fine dell’umanità, per un semplice motivo: perdita di suspense; noi sappiamo chi sopravvive e chi muore immediatamente quindi come faccio ad avere paura per la protagonista?

In Bird Box tale scelta di scrittura, poi di montaggio e regia non ha funzionato. Spiegandoci come sono andate le cose già dall’inizio, lo spettatore è portato a voler scoprire in maniera meno esplicita le regole di questo mondo. Volevo assistere in maniera più partecipe emotivamente alla ricerca di un luogo sicuro da parte di Malorie, di Bambino e Bambina, avrei apprezzato delle soggettive quasi completamente oscure in cui si sentiva solo il respiro affannoso e delle misteriose voci e degli assurdi rumori e non mi interessava minimamente sapere come hanno fatto quei personaggi a trovarsi in quella situazione dato che questo elemento è mostrato in trentamila film di genere zombi o di epidemie.

Il romanzo è narrato in maniera lineare e questo ha senso, quindi perché creare questo modello narrativo nel film divergente?

Bird Box è stato sponsorizzato ampiamente da Netflix, apparendo uno dei maggiori prodotti filmici nel suo palinsesto, e alla fine risulta invece essere un film discreto, non perfetto, giusto per passare due ore di relax ma non è assolutamente un film da cinema benché abbia un cast di tutto rilievo in cui spicca l’interpretazione di Sandra Bullock che riesce a trasmettere un po’ di vitalità all’opera, benché non raggiunga il livello attoriale ottenuto con Gravity.

Probabilmente non era facile portare questa storia sullo schermo poiché si basa su persone che non possono vedere per continuare a vivere, ma il film non fa altro che cadere in continui errori di storia. Loro tappano le finestre che non sono mai veramente oscurate ma la luce continua sempre a penetrare, accendono la luce nelle loro case (forse i mostri non possono entrare?? Allora perché sono entrati nel supermercato??). Anche il finale è assurdo sia per il luogo in cui si trova il posto sicuro che per la luce che entra dentro come se non ci fosse un domani.

Se però si possono accettare e sorvolare tali errori, non si possono sopportare quelli registici: il film non risulta drammatico, non risulta horror né Thriller quindi, che cos’è? Una accozzaglia di chiacchiere tra individui che si ritrovano insieme in una casa per sopravvivere. Rarissime sono le soggettive e mai, dico mai, lo spettatore ha gli occhi chiusi sia per la paura che per provare le sensazioni dei protagonisti e ciò non è possibile in una storia del genere che dovrebbe basarsi sui cinque sensi.

In realtà il film non parla di come sopravvivere in un mondo ormai finito, ma di accettare la propria maternità e di rischiare tutto per i propri figli. Malorie non vuole aver bambini ma alla fine si ritrova a doverli far sopravvivere; per lunga parte della storia cercherà di non attaccarsi a loro ma l’affetto giungerà, anche se solamente nel finale quando la loro stessa vita è a rischio.

Note positive

  • La storia narrata
  • L’incipit narrativo e l’inizio del film
  • La prova attoriale di Sandra Bullock

Note negative

  • Lo sviluppo narrativo
  • I personaggi stereotipati
  • La regia
  • La sceneggiatura
Condividi su

2 commenti

  1. Concordo con tutto quello che hai detto. Mi e’ piaciuto come film e non mi e’ dispiaciuto il fatto di voler fare questi “salti nel tempo”. Devo dire che sapere che un personaggio muore mi affascina perche ora che so che morira’ voglio assolutamente vedere in che modo muore, ma questo ovviamente e’ un particolare molto soggettivo. Mi e’ anche piaciuto il disprezzo della madre verso i suoi bambini facendo si che il suo personaggio non cambiasse in un batter d’occhio cosi’ a caso solo per il fatto che e’ diventata madre. E l’amore quasi incondizionato per entrambi i “figli” (e sottolineo quasi perche e’ palese che non lo sia ma alla fine ha un cambiamento che fara’ si che tutto cambi) mi ha colpito abbastanza. Il finale l’ho trovato molto datato. Un po’ sopra le righe. Sembrava quasi che non sapessero come farlo finire in un “e vissero per sempre felice e contenti” , per cui hanno optato per qualcosa di poco reale. Le personalita’ dei personaggi sono il meglio del film. Ma gli errori tecnici sono davvero troppi per far si che il film sia amato in tutto per tutto.

  2. Concordo con tutto quello che hai detto. Mi e’ piaciuto come film e non mi e’ dispiaciuto il fatto di voler fare questi “salti nel tempo”. Devo dire che sapere che un personaggio muore mi affascina perche ora che so che morira’ voglio assolutamente vedere in che modo muore, ma questo ovviamente e’ un particolare molto soggettivo. Mi e’ anche piaciuto il disprezzo della madre verso i suoi bambini facendo si che il suo personaggio non cambiasse in un batter d’occhio cosi’ a caso solo per il fatto che e’ diventata madre. E l’amore quasi incondizionato per entrambi i “figli” (e sottolineo quasi perche e’ palese che non lo sia ma alla fine ha un cambiamento che fara’ si che tutto cambi) mi ha colpito abbastanza. Il finale l’ho trovato molto datato. Un po’ sopra le righe. Sembrava quasi che non sapessero come farlo finire in un “e vissero per sempre felice e contenti” , per cui hanno optato per qualcosa di poco reale. Le personalita’ dei personaggi sono il meglio del film. Ma gli errori tecnici sono davvero troppi per far si che il film sia amato in tutto per tutto.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.